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Rassegna
Stampa Nazionale
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11.06.2005
- di Eugenio Lombardo
tesi di laurea del lodigiano - La scoperta del territorio attraverso la
ricerca dei giovani dell’Università
Il borgo di Zivido nella piana dei Giganti
Daniela Borroni e lo scenario della battaglia di Marignano (1515)
La frazione Zivido di San Giuliano Milanese è stata apprezzata
dall’Università degli Studi di Firenze, per via di una tesi
di specializzazione, compiuta dall’architetto Daniela Borroni, che
ha frequentato, nell’anno accademico 2003/‘04, un master in
paesaggistica, successivamente al conseguimento della laurea in Architettura
presso il Politecnico di Milano.La scelta di questo argomento la si deve
al signor Pierino Esposti, presidente dell’ “Associazione Zivido”,
che da anni si batte per la valorizzazione della zona agricola della frazione,
destinata dal piano regolatore di San Giuliano Milanese a parco pubblico.
E’ stato Esposti a mandare avvisi agli studenti universitari affinché
si facessero venire delle idee per abbellire la realtà di Zivido;
e dall’Università di Firenze è arrivata una risposta:
Daniela Borroni, di Saronno, ma attualmente residente a Como, è
rimasta incuriosita, ha proposto l’iniziativa alla sua tutor, l’architetto
Tessa Matteini, è arrivata a San Giuliano, e ha scoperto il sud
Lodigiano: “Di questa zona, come della confinante Provincia di Lodi,
- mi racconta in un bar di Milano - non conoscevo assolutamente nulla:
non è retorica dire che anche vicino casa possono trovarsi realtà
interessantissime”.Daniela Borroni è una ragazza diretta,
trasparente, come i suoi occhi azzurri e intensi: “Ho chiesto al
Comune di San Giuliano Milanese che riconoscessero il mio impegno sotto
forma di stage; ho trovato amministratori attenti, competenti, sono stata
accontentata e spero che adesso l’Associazione Culturale Zivido e
l’Amministrazione realizzino i loro progetti”.La tesi di specializzazione
ha il seguente titolo: “Il Parco dei Giganti in Zivido – San
Giuliano Milanese -”; e poi il seguente sottotitolo: “Paesaggio
in memoria della battaglia di Marignano (1515)”; relatori: il professor
architetto Biagio Guccione, il professor dottore Forestale Fabio Salbitano,
e, come tutor, la già citata architetto Tessa Matteini.Il parco
è molto ampio, suscettibile di iniziative ambientali, paesaggistiche,
sociali, culturali: “L’area ha una superficie di 175.000 mq²;
15 ettari dell’area del nuovo parco hanno destinazione urbanistica
prevista a standard come area verde, attrezzature sportive e ricreative,
e risultano attualmente quasi totalmente acquisiti dal Comune attraverso
la cessione delle aree a scomputo degli oneri di urbanizzazione dei nuovi
quartieri residenziali. Invece 2,5 sono di proprietà della Curia
Vescovile – Arcidiocesi di Milano e sono destinati cone area per
attrezzature religiose, civili e sociali: su questa superficie vicino
ad una piccola chiesa quattrocentesca verrà realizzata una nuova
chiesa”. L’area del futuro “Parco dei Giganti”, è
stata inclusa nel perimetro del Parco Agricolo Sud di Milano, istituito
quale Parco Regionale di Cintura Metropolitana della Legge Regionale n.
24 del 23 Aprile 1983: “L’ente Parco, in accordo con la Regione
Lombardia, ha promosso una serie di interventi di riqualificazione ambientale,
le cui finalità principali sono: la forestazione d’aree incolte,
la riqualificazione flogistica, la creazione di poli per la didattica
ambientale, la fruizione naturalistica, il rafforzamento dei corridoi
ecologici; per questo, ad esempio, si è pensato a rimodellare le
scarpate per il recupero dei fiumi e dei fontanili, oppure a creare e
riqualificare zone umide e superfici a canneto, o a porre in essere capanni
per l’osservazione degli uccelli acquatici, e…”; Daniela
Borroni non accenna a fermarsi immaginando il parco che verrà:
“Mi faccia sottolineare un ultimo aspetto: l’area del Parco
dei Giganti assume, per così dire, il ruolo di appoggio per la
ricostruzione di una trama ecologica complessa, tesa a configurare un
continuum ambientale nor-sud, che comprenda la sistemazione dei parchi
rivieraschi della zona e delle sue oasi naturalistiche”.“Ha
presente i corridoi verdi?”, chiede l’architetto Borroni, proseguendo
senza ascoltare la mia risposta: “Ecco, si tratta di concretizzare
a livello locale il grande progetto delle greenways, appunto quella rete
di percorsi verdi, che si pongono l’obiettivo di migliorare il rapporto
tra uomo e territorio, contribuendo a ridare identità e riconoscibilità
a luoghi troppo spesso compromessi dalla crescita disordinata delle città.
Ora questi percorsi rappresentano un sistema di circolazione dolce, che
bene può sposarsi con le esigenza di dinamicità: si tratta,
in definitiva, di realizzare vie di movimento per pedoni, ciclisti, persone
a cavallo, e anche corridoio di movimento per la fauna”.Ma questo
progetto, a cui bene si presterebbe il Parco dei Giganti, va inquadrato
in un’idea ancora più grandiosa: “Potrebbe crearsi un
collegamento con il nuovo parco agricolo della Vettabia (135 ettari di
cui 35 a foresta e 100 a parco che si estende fino alla foce della roggia
omonima a Melegnano, e comprende al suo interno la storica abbazia di
Chiaravalle e il depuratore di Nosedo). Un progetto di percorso verde
per l’area agricola che si trova fra la via Emilia e il Lambro potrebbe
partire dal castello nel centro di Melegnano passando per il bosco di
Montorfano, Rocca Brivio, cascina Santa Brera, costeggiando il Lambro,
per Cascina Carlotta e per il nuovo parco di Zivido lungo l’attuale
strada campestre, per la chiesa della Natività di Maria, il borgo
e il castello, per le altre cascine fino al borgo di Carpianello per riconnettersi
al sistema delle piste ciclabili comunali”.Daniela Borroni ha proprio
una passione professionale per lo studio e la realizzazione di parchi,
e già per la sua tesi di laurea, al Politecnico di Milano, aveva
scelto di investire sul recupero di una struttura a verde dell’Ospedale
psichiatrico “Belle-Idèe” di Ginevra: “Dove ho compreso
quanto il limite tra ragione e follia sia davvero molto labile; ma, scherzi
a parte, ho avuto così modo di avvicinarmi alla progettazione e
alla storia dei giardini; da qui è scaturito il desiderio di realizzare
un progetto per la realizzazione di un grande parco urbano. Io l’ho
immaginato molto articolato, non unitario, perché le dimensioni
dell’aerea interessata, per il “Parco dei Giganti”, sono
davvero notevoli.e. Penso, ad esempio, che possa essere utilizzato all’interno
di un sistema di riqualificazione, nella più ampia cornice del
Parco Sud, delle strade campestri e delle cascine, insomma del mondo agricolo;
le «stanze verdi» racchiudono anche spazi organizzati suddivisi
in orti familiari in affitto prendendo atto dell’esigenza espressa,
e già presente nell’aerea in forma abusiva e disordinata,
del desiderio di spazi semiprivati per attività orticole e di giardinaggio;
possono inoltre essere inserite attrezzature per feste e pic-nic, oltre
ad un’area dedicata appositamente ai giochi dei bambini; ma può
essere pure un giardino di quartiere, perché nelle zone adiacenti
del Parco vi è stata una notevole espansione edilizia, la quale
sarebbe avvantaggiata da questo straordinario polmone verde. Non trascurerei,
di conseguenza, la fruizione culturale e ricreativa dell’ambiente
da parte dei cittadini”. Oltre al progetto e all’immaginazione,
non va dimenticato che Daniela Borroni ha scritto una tesi per un collegio
di docenti che – si suppone – del Sud Milano non conoscesse
quasi nulla, e così alcune parti del suo scritto sono evocative
della genesi della bassa pianura lombarda: “E’ vero: ho effettuato
uno studio morfologico dell’ambiente; ma non solo: ho voluto anche
tracciare un breve profilo storico architettonico del territorio; non
dimentichiamo che la struttura del borgo di Zivido ha origini medievali
e si è consolidata attestandosi al di sopra di un terrazzamento
del fiume Lambro e seguendone l’andamento curvilineo. Permangono
a Zivido monumenti storici importanti: primo fra tutti il castello dei
marchesi Brivio con la torre viscontea. La strada che attraversa il borgo
va ad attestarsi sulla chiesa quattrocentesca di Santa Maria della Natività,
costruita su una precedente cappella”.E’ in questa parte di
rivisitazione storica, che Daniela Borroni, anche servendosi di articoli
di stampa, ha spiegato ai docenti la battaglia del 1515: “Il 13-14
settembre 1515 il ventenne Francesco I, discendente dei Visconti e da
poco sovrani di Francia, scatenò i 12.000 cavalieri e i 18.000
fanti della sua armata contro le truppe confederate: ventimila milanesi,
spagnoli, veneziani e papalini unitisi per contrastare, invano, la conquista
francese della Lombardia. I Giganti che 474 anni fa si affrontarono sul
campo di Melegnano erano da una parte i migliori cavalieri di Francesco
I, dall’altra i mercenari svizzeri, alleati ai confederati, che avanzavano
impavidi facendosi scudo con le loro lunghe lance. Melegnano (denominata
dai transalpini anche Marignano) rappresenta per i francesi una località
importante perché indica di fatto l’inizio della loro supremazia
in Europa occidentale, che si prolungherà fino all’Ottocento.
Per gli svizzeri è ancora più importante perché segna
l’inizio della loro celebre neutralità. Fu l’ultima volta
che soldati regolari svizzeri, inviati da vari Cantoni, scesero in campo
dietro la bandiera rossocrociata. Dopo la sconfitta di Melegnano, infatti,
i mercenari continuarono a combattere ma solo sotto altri vessilli: quello
del Re di Francia, quello del Papa. Il sogno di un’espansione elvetica
era tramontato per sempre”.I segni della storia, anche simbolici,
sono tuttavia rimasti, nel territorio di Zivido, e l’idea è
quella di valorizzarli anche all’interno del Parco: “Il valore
simbolico di questo luogo deriva dalla sua storia, dalla feroce battaglia
che qui avvenne secoli fa. Ma il conflitto oggi è soprattutto locale,
tra la nuova espansione urbana che segue dinamiche estraneo al territorio
storicizzato in cui va ad inserirsi e questo paesaggio agricolo su cui
permangono i segni e i progetti che la collettività nella sia evoluzione
ha impresso sul territorio”.Da qui la genialità di realizzare
una planimetria del parco che sapesse rievocare la sfida: “Elemento
centrale o è il grande semicerchio di prato di due ettari e mezzo.
Il luogo evoca lo scontro tra due parti in opposizione che si fronteggiano,
l’accerchiamento contro un ordinato schieramento. Le parti vengono
simboleggiate da un semicerchio di bosco coi suoi avamposti regolari di
carpino e da un filare di farnie sull’opposta postazione. Al centro
il campo di battaglia: come lance, simbolo dello scontro, in uno spazio
privo di centro, sulla superficie a prato si incrociano e sovrappongono
fasce di pavimentazione diversa. L’ampio semicerchio è racchiuso
dal bosco, che isola il cuore del parco dagli impianti visivi, acustici
e inquinanti.” Proprio sull’implementazione, arricchimento e
gestione del bosco, l’architetto Borroni dedica alcune pagine della
sua tesi, rivelandosi quale coraggiosa botanica: “Nello strato arboreo,
vi sono numerosissime specie. E’ inutile elencare le funzioni, che
sono tantissime, cui un impianto vegetale deve assolvere. Certo, il rimboschimento
impone anche degli obblighi: quello di tipo estensivo, che prevede operazioni
semplici e poco costose, anche per la manutenzione, costringerebbe ad
un accesso sul suolo da parte del pubblico dopo 10 anni dall’intervento.
D’altra parte il bosco è l’elemento più complesso
e raro nella «foresta urbana», e anche questo va sottolineato”.L’augurio
è, dunque, che oltre al Comune di San Giuliano Milanese, e all’Associazione
Culturale Zivido, gli stessi abitanti del territorio e gli amanti della
natura sappiano proteggere questo bosco, sapendo sempre coniugare storia,
tradizioni, e paesaggio.
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