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Rassegna
Stampa Nazionale
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17 novembre
2001 - di Giulia Cerboni
Riprende lo studio dei misteri di Occhiò
Nascosta, silente ed erosa dai secoli che ha visto scorrere, la chiesetta
di Occhiò, le cui mura conservano un bagaglio di storia che probabilmente
affonda le radici nell'epoca romana, è stata ritenuta interessante
anche dalla soprintendenza ai beni archeologici. Ieri infatti si è
tenuto il primo sopralluogo della responsabile di zona dell'ente preposto
alla tutela del patrimonio storico, Laura Simone, che ha raggiunto in
prima mattinata quella porzione di territorio sangiulianese pressoché
dimenticata. E da questo momento partirà un progetto di tutela
della struttura, per riportare poi alla luce quanto il sottosuolo nasconde.
Reperti che possono dare un aiuto agli studiosi per retrocedere nel passato
nell'attento lavoro di ricucire i fili del tempo. Se infatti la soprintendenza
si occuperà di tutelare la zona da manomissioni di estranei, nascerà
anche un progetto con un ateneo a cui sarà affidato il lavoro di
ricerca. A lanciare ripetuti segnali della presenza di una nicchia, che
a quanto pare ha assistito a più di quanto inizialmente si pensasse,
chiedendo l'intervento della soprintendenza, è stato il presidente
dell'Associazione Culturale Zivido, Pierino Esposti, che ieri ha assistito
al sopralluogo, illustrando l'area. Ora il prossimo passo sarà
una valutazione della struttura da parte dell'architetto Giambattista
Sannazzaro, che già conosce la realtà di Occhiò,
ma che questa volta sarà chiamato ad analizzare con attenzione
la chiesa, valutando tutti i misteri su cui occorrerà puntare le
ricerche per arrivare alla datazione. Tra questi, vi sono gli affreschi
sovrapposti, una scritta in caratteri difficili di difficile decifrazione,
e le componenti delle mura, tra cui sono stati trovati elementi edilizi
che rappresentavano una costante nelle fastose dimore romane, e che poi
in chissà quali circostanze sono stati riutilizzati per erigere
un edificio adibito a funzioni religiose. Si pongono così le basi
per un programma di lavoro. "Si profila una collaborazione tra la
nostra associazione, un ente universitario e la soprintendenza - spiega
infatti Esposti -. Quello di ieri mattina potrebbe essere un primo passo
importante per la ricostruzione storica del milanese". E qualche
spiraglio si apre anche per quei reperti di Zivido rimasti per due anni
nei magazzini dell'ente: una parte di quel materiale infatti verrà
ulteriormente analizzato, mentre altri non sono risultati reperti di interesse,
e verranno quindi riconsegnati all'associazione.
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