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Rassegna
Stampa Nazionale
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28.11.2003
- di Giulia Cerboni
Sull'area di 175 mila metri quadrati saranno insediate specie autoctone
e un museo.
Un cuore verde per i Giganti
Sarà una studentessa dell'Università di firenze, l'ateneo
con uno specifico dipartimento legato all'architettura del verde, a stilare
un progetto per il nuovo Parco dei Giganti, che in base alle previsioni,
per funzionare a pieno regime necessiterà di circa 5 anni di lavori.
Anche se fin dal settembre prossimo probabilmente verrà inaugurata
l'arena, che dovrebbe ospitare la rievocazione storica della battaglia
di Marignano. Da lì inizierà pian piano a concretizzarsi
l'ambizioso obiettivo di concentrare nella vasta estensione di ben 175
mila metri quadrati di area, un'iniziativa che preveda un'ampia porzione
verde ricca di specie autoctone , che fungerebbe da cornice naturale per
una serie di richiami storici. Previsto anche l'allestimento di un museo
in cui raccogliere i reperti locali, e forse persino di un auditorium
seminterrato. Un'idea su cui sta lavorando l'Associazione Culturale Zivido,
in stretta collaborazione con l'amministrazione comunale. Nel frattempo,
il progetto accennato sul sito Internet del sodalizio, ha già suscitato
una certa curiosità tra alcuni professionisti, i quali già
da alcuni mesi si sono offerti disponibili a fornire il proprio contributo
di idee. "Abbiamo una scultrice - spiega il presidente del sodalizio
Pierino Esposti - un'esperta di risorse idrogeologiche, e uno storico
archeologo, i quali si sno mostrati pronti a darci una mano. Mentre ci
siamo messi in contatto con questa studentessa dell'Università
di Firenze che ha accettato l'incarico di mettersi all'opera per il progetto.
he dovrà in ogni caso coinvolgere tutta l'estensione, anche se
la realizzazione avverrà in più fasi". E rimane valido
il proposito di costituire un ente parco, magari ad azionariato popolare,
che oltre a monitorare la fase realizzativa, si occuperà poi della
gestione. Una formula che, secondo i promotori, potrebbe costituire l'unica
ancora di salvezza anche per altri beni storici in degrado, come la chiesetta
di Occhiò. "Visto che i tentativi precedenti di recupero della
chiesetta storica non hanno portato a nessun risultato - conclude infatti
Esposti - penso che solo un ente di questo genere potrà avere interesse
a tutelare questo patrimonio storico. Dobbiamo solo individuare la formula
giuridica più adatta per dare il via a questa realtà, in
cui è fondamentale la partecipazione della cittadinanza".
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