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Rassegna
Stampa Nazionale
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18 febbraio
2006 - di Alessandra Zanardi
La Battaglia dei Giganti
Marignano, settembre 1515. Il sacrificio degli Svizzeri
per difendere Milano
Il prossimo 10 aprile, una delegazione di Guardie Svizzere approderà
nel Sud-Est Milanese. Si fermerà tra Melegnano e San Giuliano per
rendere omaggio ai connazionali caduti nella Battaglia di Marignano, il
sanguinoso scontro del 13 e 14 settembre 1515 nel quale si fronteggiarono
i francesi di Francesco I e gli svizzeri del cardinale Matteo Schinner
di Sion. In palio c'era il ducato di Milano, un tassello indispensabile
per il controllo della Lombardia e del Nord Italia. Nei libri di storia,
il conflitto che vide trionfare i francesi è ricordato come battaglia
di Marignano, dall'antico nome di Melegnano. Per l'accanimento e il valore
con il quale le truppe nemiche si fornteggiarono, però, l'episodio
è noto anche come Battaglia dei Giganti. Tra meno di due mesi,
l'arrivo in Italia di una delegazione di Guardie Svizzere farà
rivivere quei momenti. A 500 anni dalla fondazione del corpo difensivo,
istituito nel 1506 da Giulio II come organismo di tutela del Vaticano
e del Pontefice, oltre cento militi attraverseranno il Nord Italia, ripercorrendo
il tragitto dei padri dai Cantoni fino alla corte papale di Roma. Nel
cammino, sosteranno nelle campagne tra Melegnano e San Giuliano Milanese,
dove arriveranno nel pomeriggio di lunedì 10 aprile per inchinarsi
al valore dei combattenti di una volta. Ai 12mila connazionali morti nello
scontro dei Giganti andrà così il ricordo degli svizzeri,
che insieme alle autorità locali deporranno una corona di fiori
al monumento dei caduti, realizzato nel 1965 in memoria dei duellanti.
La battaglia di Marignano è rimasta negli annali come l'ultima
guerra combattuta dalle truppe d'Oltralpe. Dopo la poderosa sconfitta
infatti, gli svizzeri decisero di adottare uno schema difensivo e di rifugiarsi
in quella condizione di neutralità che dura ancoraoggi. Una decisione,
quella della non belligeranza, dettata anche dalla necessità di
contenere le perdite umane, che nel 1515 furono pesantissime: su 24mila
mercenari assoldati nei diversi Cantoni per tenere testa ai 30mila soldati
di Francesco I ne rimasero in vita la metà. "Si trattò
di una vera carneficina - commenta Pierino Esposti, storico della zona,
tra i massimi esperti della battaglia dei Giganti - Tanti, troppi trovarono
la morte per qualche soldo in più, per cercare una disperata via
di fuga dalla fame e dalla povertà". Del resto, nella Svizzera
d'inizio '500 non si viveva certo come adesso: lo Stato reclutava soldati
nel tentativo di rilanciare l'economia. Per le famiglie, avere un figlio,
un padre o un parente al fronte significava poter contare su un introito
aggiuntivo. Così, anche i giovanissimi si arruolavano. Secondo
la ricostruzione dello scontro del 1515 contenuta nelle carte dell'archivio
di Berna, il più piccolo milite a scendere in battaglia fu un ragazzino
di 12 anni appena, che morì dissanguato dopo essere stato colpito
all'arteria femorale. Il padre, che a sua volta era sceso in campo per
il cardinale Schinner, accusò la Dieta elvetica della morte prematura
del figlio, ma l'episodio venne archiviato come una delle tante, tragiche
fatalità che i Giganti portarono con sè.
Decisiva per la sconfitta del nemico si rivelò l'artiglieria francese:
le cannonate non erano più solo un fatto di folklore, ma vennero
usate per la prima volta come vere e proprie armi di distruzione, capaci
di creare vuoti paurosi tra le fila avversarie. A tradire gli svizzeri,
poi, fu la disunione: non tutti i Cantoni assicurarono appoggio alla causa
militare della pianura Padana inviando uomini, armi e vettovagliamenti.
Mancò anche l'aiuto che era stato promesso in un primo momento
dalle armate pontificie: l'esercito del Papa rimase arroccato a Piacenza
in attesa dell'evolversi degli eventi, lasciando gli alleati soli sui
campi del Sud Milanese.
"Al di là della sconfitta - prosegue lo storico Esposti -
la discesa degli svizzeri in Italia ebbe risvolti positivi sulla cultura
ed il commercio d'Oltralpe. Nella nostra Penisola, soldati e condottieri
vennero a contatto con una dimensione di vita più ricca e avanzata,
che fu di stimolo per un ripensamento dei costumi, delle strategie commerciali,
perfino delle tecniche di costruzione delle case". E i benefici della
discesa in Italia, in un certo senso, durano ancora oggi. Dopo Marignano,
la Confederazione elvetica si chiuse in una tattica difensiva che la portò
a dichiarare il suo stato di neutralità. La Svizzera non avrebbe
più concesso i propri uomini a regnanti stranieri, nè si
sarebbe imbarcata in sanguinose operazioni di conquista territoriale.
La non belligeranza diventò da quel momento non solo una filosofia
di governo, ma anche un motivo di crescita economica, sociale e culturale.
Per questo, quando il 12 settembre 1965 gli svizzeri inaugurarono il monumento
ai caduti di Marignano vi apposero la scritta "Ex Clade, Salus",
dalla battaglia la salvezza. Lo scontro dei Giganti, infatti, segnò
l'inizio del lunghissimo periodo di pace e prosperità, che ha fatto
della Svizzera una delle più appetibili piazze economiche e un
esempio di senso civico in Europa e nel mondo.
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