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le
frazioni
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o
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"Rocca
Brivio: ricerca storica, rilievo, manutenzione"
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o
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note ai capitoli
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1
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Doc.
2
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2
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Rogito
di Ambrogio Rizzolo, doc. 4
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3
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"Fu
in origine uno dei baluardi difensivi eretti lungo la via Milano-Lodi,
presso Melegnano, in posizione dominante, rafforzato all'intorno
da robusti bastioni e da fossati, in parte ancora visibili".
(C. Perogalli, "Castelli della pianura lombarda", Milano,
1960, pag.47). "Originariamente era un forte avamposto militare,
munito di robusti bastioni e fossati". (G. Bascapè,
"Poesia della Bassa". Itinerari storico-artistici, Milano,
1960, pag.28). "Le tracce di fossati attorno al Palazzotto,
come anche la collocazione predominante, sono probabilmente testimonianze
della precedente fortificazione". (AA.VV., "L'arte nel
territorio di Melegnano", 1977, pag.78). "Il seicentesco
palazzo Brivio … è costruito sulle fondamenta di un
antico castello duecentesco del quale si sono in parte conservati
i bastioni circostanti, il fossato e il basamento". (F. Conti,
V. Hybsch, A. Vincenti, "Castelli della Lombardia. Provincia
di Milano e Pavia", Milano-Novara, 1990, pag.93). "…
Fu in origine uno dei baluardi difensivi eretti lungo la via Milano-Lodi,
in posizione dominante, rafforzato intorno da robusti bastioni
e da fossati, di cui si scorge ancora qualche traccia". (S.
Langè, "Ville della provincia di Milano", Milano,
1072, pag.397). "Palazzo sei-settecentesco, costruito sulle
fondamenta di un antico castello del quale si sono in parte conservati
i bastioni circostanti, i fossati e il basamento nonché
il nome di Rocca. Il castello o rocca era ancora esistente nel
'500". (Scheda 119 a cura di Antonello Vincenti per l'Inventario
di Protezione del Patrimonio Culturale Europeo, presso il Ministero
della Pubblica Istruzione, Direzione generale Antichità
e Belle Arti).
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4
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Antonello Vincenti, da noi interpellato, ci ha precisato che sulle
vicende edilizie di Rocca Brivio mancano rilevazioni di carattere
scientifico. Nella scheda da lui curata (vedi nota precedente)
sono evidenziati con una sottolineatura i profili esterni delle
due ali della Rocca dove sarebbero presenti elementi della costruzione
originaria. Riteniamo che si dovrebbe aggiungere anche il corpo
di fabbrica che collega l'ala nord all'esedra, infatti le dimensioni
dei mattoni, il tipo di orditura, le malte e i corsi delle malte
del paramento murario e dei contrafforti di questo manufatto risultano
uguali a quelli delle due ali evidenziate; per contro, la sottolineatura
dell'ultimo tratto dell'ala ovest (a partire dall'abside destra
dell'androne d'ingresso) non ci appare fondata dato che quel tratto
corrisponde a una parte della Rocca costruita agli inizi di questo
secolo.
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5
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Sandrina Bandera Bistoletti, Touring Club Italiano, Le guide d'Italia,
"Lombardia", Milano, 1987, pagg.882-83.
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6
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Si vedano le tavole delle piante del piano terra, del primo piano
e delle soffitte.
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7
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"Alla
fine del Seicento ed al principio del Settecento l'avamposto militare
scomparve e fu sostituito da un vasto nobile palazzo con cortile,
porticato, ampi saloni, un magnifico cancello di ferro battuto".
(C. Perogalli, op. cit., pag.47). "… Verso la fine del
secolo XVII fu ricostruito in forma di grandioso palazzo, con
corte porticata, scalone, ampie sale". (G. Bascapè,
op. cit., pag.28). "Verso la fine del Seicento ed all'inizio
del Settecento fu totalmente ricostruito in forma di grandioso
palazzo…". (S. Langè, op. cit., pag.397).
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8
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AA.VV., op. cit., pag.78.
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9
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Rogito di Francesco Maria Perino, fascicolo 15 della cartella
XCI dell'archivio Brivio, in via Olmetto a Milano, doc.35. In
nessuno dei fascicoli della cartella XCI abbiamo trovato riferimenti
alla Rocca.
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10
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AA.VV., op. cit., pag.93.
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11
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Doc. 32.
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12
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Annibale Brivio Sforza, "Prefazione e ricerche diverse. Notizie
storico genealogiche sulla famiglia Brivio già denominata:
di Brivio, de Brippio, Brippia ed attualmente Brivio Sforza"
(dattiloscritto) tav.XI, pag.222, presso l'archivio Brivio in
via Olmetto, 17, Milano.
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13
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La delicata missione ebbe esito felice: Venezia nominò
un ambasciatore straordinario per i festeggiamenti e la futura
imperatrice fu accompagnata durante il suo viaggio attraverso
la Repubblica veneta da splendide manifestazioni d'ossequio.
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14
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Che se poi, davvero il "palazio" citato dall'agrimensore
Corti fosse la Rocca in costruzione (o addirittura già
costruita) il ragionamento potrebbe essere capovolto: anziché
il coronamento di una carriera, il "palagio campereccio"
di San Giuliano poteva essere la prima pietra di un piano di "relazioni
pubbliche" e di "costruzione d'immagine" che un
ricco aristocratico trentasettenne, qual era nel 1654 Luigi Brivio,
poteva mettere in atto per spianarsi la strada del successo.
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15
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S.
Langè, op. cit., pagg.11-48; AA.VV., "Storia di Milano",
Milano, 1957, pagg.441-473; Marc'Antonio Dal Re, "Ville di
delizia o siano palagi camperecci nello stato di Milano",
s.l., 1726 e 1743. Ristampa anastatica a cura di G. Ferrata e
P.F. Bagatti Valsecchi, Milano, 1963.
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16
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Anche
se risulta evidente l'ampliamento dell'ala ovest di cui si parlerà
più avanti.
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17
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Di
fatto, i mattoni ottocenteschi risultano più corti, più
alti e più larghi di quelli secenteschi; e i novecenteschi
di lunghezza uguale, ma meno alti e meno larghi degli ottocenteschi.
Va detto che tale deduzione è del tutto empirica. Essa
è fondata bensì su precisi elementi e dettagliate
notizie d'archivio (gli interventi di Giacomo Brivio e di Spirito
Maria Chiapetta sulla Rocca sono ampiamente documentati e attendibilmente
datati), ma non su una mensiocronologia scientifica, per la quale,
nel caso di Rocca Brivio, mancano le premesse fondamentali, cioè
quello studio comparato di tutti i manufatti della zona (come
quello condotto a Genova, a partire dalla prima metà degli
anni Settanta, da Tiziano Mannoni), che, solo, consentirebbe datazioni
veramente affidabili.
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18
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Vedi
nota 7.
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19
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S.
Langè, op. cit. pag.397.
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20
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Doc.
82.
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21
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Si
trattava di "mettere delli repezzi alla due guide di mezzo,
e sicurare i ferri della detta in tutto legno, fattura £.4".
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22
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Erano
state messe "le fodrine e sagome e un repezzo a una guida
e due partite di fodre, e fatto giustare la serratura in tutto
in opera £.8".
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23
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Doc.
39
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24
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Sono
conservati nell'archivio Brivio, in via Olmetto a Milano. Doc.73
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25
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Attualmente
nell'oratorio ci sono solo due finestre: quella che guarda a ovest
e quella che guarda a sud. La terza finestra, che guardava a nord,
non esiste più. E' probabile sia stata tamponata all'inizio
di questo secolo.
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26
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Da
queste quattro porte si accede al palazzo, alla sagrestia (che
attualmente, in seguito all'ampliamento novecentesco, è
un passaggio obbligato per entrare nel palazzo), al piccolo locale
dove pendono le corde per le campane, al vano della scala a chiocciola
che porta alla cantoria.
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27
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Nato
a Milano nel 1791, studi al ginnasio di Sant'Alessandro, alla
scuola di Ornato e poi di Architettura dell'Accademia di Belle
Arti, Giacomo Moraglia fa le prime esperienze con l'abate Giuseppe
Zanoja, suo professore. Vince un concorso per un soggiorno di
studio a Roma (1815-19). Tornato a Milano, giunge alla notorietà
nel 1825, vincendo il concorso per l'arco monumentale di Porta
Comasina. In stretto rapporto con la Società d'Incoraggiamento
Arti e mestieri, ottiene incarichi progettuali da molti soci illustri
quali i fratelli Kramer, il duca Lodovico Melzi, il marchese Annibale
Brivio, il conte Renato Borromeo, il marchese Apollinare Rocca
Saporiti, Pietro Calderara, Luigi Azimonti. Nei suoi progetti
non lascia al caso nemmeno i dettagli. Compila personalmente tutti
icontratti con capimastri, fabbri, scalpellini, marmorini, falegnami,
e tutti i consuntivi. Ottiene numerosi riconoscimenti accademici:
nel 1839 viene eletto Socio d'Arte dell'Accademia di Brera; nel
1841 entra a far parte della Commissione d'Ornato; nel 1853 è
nominato Socio d'Onore della Pontificia Accademia di Bologna;
nel 1854 Consigliere Ordinario per la sezione di architettura
di Brera; nel 1857 Socio della Pontificia Accademia di San Luca
a Roma. Muore nel 1860. Le sue opere più significative
sono: a Milano, stamperia di cotone Kramer alla Cavalchina; zuccherificio
Caldarara in Santa Maria della Pace, Porta Comasina; cappella
di San Giovanni Battista in San Lorenzo; ampliamento della Biblioteca
Ambrosiana; ricostruzione di palazzo Brivio in contrada Olmetto;
casa Cassani e Moraglia in contrada dei Nobili; case Manzi e Buccellati
in contrada degli Amedei; ricostruzione della casa Casati in contrada
dell'Olmetto; ricostruzione del palazzo Melzi d'Eril alla Cavalchina;
casa Conti in corso di Porta Romana; ricostruzione del teatro
di Santa Radegonda; altari nella Basilica di San Lorenzo; a Missaglia,
chiesa di San Vittore; a Orsenigo, villa Carcano-Pizzala; a Monza,
chiesa di San Gerardo dei Tintori; a Cantù, ricostruzione
del santuario di Santa Maria dei Miracoli; a Besana, chiesa parrocchiale;
a Brusuglio, chiesa di San Vincenzo e casa parrocchiale; ad Agliate,
villa Rovella e oratorio di San Giuseppe; a Gorgonzola, l'Ospedale;
a Vigevano, Collegio Saporiti; chiesa di Sant'Antonio Abate alla
Sforzesca; a Gallarate, chiesa parrocchiale; a Lugano, Palazzo
Governativo; a Bellinzona, Teatro Sociale. (Notizie ricavate da:
Riccardo Bergossi, "Giacomo Moraglia, edifici a Milano",
tesi di laurea presso la Facoltà di architettura del Politecnico
di Milano, anno accademico 1988-89).
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28
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Il
monumento è andato perduto. Molto probabilmente è
parte di esso l'epigrafe conservata nella sagrestia dell'oratorio.
Lo conferma il confronto fra le misure della lapide e quelle del
prospetto del monumento funebre, conservato nell'archivio della
famiglia Brivio, presso il conte Ranieri di Carpegna, a Milano.
Docc.70,74.
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29
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Riccardo
Bergossi, op. cit. pagg.73-75. Daniele Vitale, Touring Club Italiano,
Le guide d'Italia, "Milano", Milano, 1985, pag.349.
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30
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I
conti delle spese sono contenuti nel già citato documento
82.
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31
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In
un atto di una visita pastorale del 1853 (doc.87) si dice che
l'oratorio "è stato costruito con grande gusto a forma
ottagonale. Sull'altare è appesa un'immagine su tavola
della Natività della Beata Vergine. La mensa dell'altare
e i gradini per i candelabri sono in marmo, come pure il tabernacolo
foderato all'interno di seta rossa". E' il caso di rilevare
che, rispetto al tempo della visita pastorale del cardinal Archinto,
qualcosa è cambiato nell'oratorio: dietro l'altare, invece
di un'ancona di marmo, ora c'è una tavola dipinta.
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32
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Si
veda la tavola dei soffitti del piano terra.
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33
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Si
veda la tavola dei pavimenti del piano terra.
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34
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Doc.
123.
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35
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Ibidem.
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36
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Ibidem.
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37
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Si
veda la tavola dei soffitti del piano ammezzato.
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38
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Si
veda la tavola dei pavimenti del piano ammezzato
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39
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Si
veda la tavola dei soffitti del primo piano.
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40
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Si
veda la tavola dei pavimenti del primo piano.
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41
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E'
la sala che, sulla base dei documenti 100, 102, 103 e 107 può
essere identificata con la Galleria. Vedi nota 44.
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42
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Doc.123.
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43
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Doc.103.
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44
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Nei
documenti 100, 102, 103 e 107 sono indicati anche i beni mobili
lasciati da Giacomo Brivio nella Rocca. Questo elenco ci consente
di sapere quali erano i nomi delle stanze: "Porticato, Anticamera
cucina, Cucina, Tinello, Dispensa, Ripostiglio, Sala da bigliardo,
Sala da pranzo, Salotto terreno, Gabinettino, Ripostiglio, Ritirata,
Selleria, Rimessa, Stalla, Stanza per stirare, Guardaroba, I Stanza
da letto, II Camera da letto, Terza Camera, Anticamerone, Galleria,
Stanza del Sig. Marchese, Gabinetto, Camera da letto grande, Camera
della Sig.a Marchesa, Camera del Sig.e March.e Cesare, Camera
attigua, Tribuna, Ammezzato, I Camera domestici, II Camera id.,
Camera del cuoco". Purtroppo, nonostante l'ordine di successione
in cui sono scritte, sia per gli interventi che sono seguiti sia
perchè del mobilio non resta più traccia, siamo
riuscite ad individuarne solo pochissime. Al piano terra, la "sala
da pranzo", che si affaccia sulla corte, con camino e passavivande,
e la "cucina", volta a nord, con camino (i due locali,
originariamente contigui, sono attualmente separati da un corridoio
che rende il passavivande impraticabile); il "salotto terreno"
e la "sala da bigliardo" probabilmente sono le due stanze
contigue che guardano sia verso la corte che verso ovest, ma non
abbiamo gli elementi per poterle distinguere con precisione. Al
primo piano "l'Anticamerone" dovrebbe essere la grande
sala rettangolare a cui si accede dalla scala nobile, volta a
nord e contigua alla "Galleria", l'altra grande sala,
che invece guarda con quattro finestre verso la corte; infine
la "Tribuna" deve'essere senz'altro la stanza da cui
ci si affaccia sull'oratorio.
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45
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O
Giacomo s'è semplicemente preso la libertà d'inserire
le proprie iniziali fra quelle antiche volute? Qualche autore,
infatti, dà il grande cancello dell'entrata come secentesco.
A noi pare tuttavia (a parte che l'inserimento della sigla GMB
nel disegno del lunotto non risulta affatto forzato) che lo stile
quasi floreale di quel ferro battuto lo collochi piuttosto alla
fine dell'Ottocento.
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46
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Non
è chiaro, per la verità, a quale vittoria sugli
austriaci, nell'anno 1877, si riferisce Giacomo Brivio. Forse
in quell'anno erano finiti i lavori ed egli voleva solennizzare
con un'epigrafe la nuova Rocca e la nuova Italia (nata e cresciuta
contro l'Austria).
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47
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Preventivi,
ordinazioni di materiale, note spese, trovati nell'archivio dell'ingegner
Chiapetta, conservato presso l'Istituto Beato Angelico, in viale
S. Gimignano 19, Milano, consentono di datare i lavori a Rocca
Brivio entro questi anni.
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48
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Ingegnere
e arcitetto "non di grande statura ma di un qualche rilievo
sia per la predilezione di un gotico nordico raro in Italia...
ed espresso in ritardo rispetto ai momenti cruciali del revival
medievale, sia perchè attivamente partecipe alle particolari
condizioni in cui tentò di farsi spazio l'arte sacra cattolica
in Italia agli inizi del secolo XX" (Maria Antonietta Crippa,
"Un esempio lombardo del neo-gotico transalpino: note sull'opera
di S.M. Chiappetta", in "Arte Cristiana", fascicolo
698, settembre-ottobre, 1983, vol.LXXI, Milano, pag.279), Spirito
Maria Chiapetta (l'ingegnere si firmava con una p sola) nasce
a Milano il 22 maggio 1868 da una famiglia religiosissima, si
diploma all'università di Padova nel 1894, è ordinato
sacerdote nel 1924, all'età di 56 anni, con un permesso
speciale di papa Pio XI, a cui è legato da profondi vincoli
di amicizia fin da quando monsignor Achille Ratti era prefetto
alla Biblioteca Ambrosiana tra il 1907 e il 1914. Sempre nel 1924
viene chiamato a Roma dal Papa con l'incarioco di presiedere alla
Pontificia Commissione Centrale per l'Arte Sacra con funzione
di architetto della Santa Sede. Dopo la morte di Pio XI, avvenuta
nel 1939, si trattiene a Roma per qualche anno e poi ritorna in
Lombardia, a Triuggio, nella Villa Sacro Cuore dei Gesuiti, dove
rimane fino alla morte, il 1° luglio 1948. La sua attività
fu quasi interamente incentrata su progetti di carattere religioso
(chiese, cappelle, santuari, altari, monumenti funebri ecc.).
Delle sue numerosissime opere si possono ricordare a Milano, l'Istituto
Vittoria Colonna, in via Conservatorio (lo progettò a 27
anni e resta la sua opera più riuscita, in uno stile neogotico
di gusto, insieme, francese e inglese Tudor; contrariamente alla
consuetudine, tutti i lati sono ugualmente curati e decorati;
la cappellina è una cattedrale francese in miniatura, a
tra navate, transetto e una specie di abside); la chiesa di San
Camillo de Lellis, all'angolo tra via Boscovich e via Lepetit
(l'impianto planimetrico è una via di mezzo tra la pianta
longitudinale e quella centrale); la trasformazione della chiesa
della Presentazione di Maria Santissima e Sacro Cuore di Gesù
(in stile neogotico); la chiesa di San Giuseppe, in viale Certosa
(demolita nel 1970); la chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio,
in via Ricotti; la chiesa Conventuale per le Benedettine di Arras,
in via Bellotti; la chiesa delle Marcelline presso l'ospedale
Gaetano Pini; il palazzo Sagramoso, in via San Vittore angolo
via Zenale (su quattro piani, andato distrutto durante l'ultima
guerra: era adibito in parte ad uso abitativo e in parte ad uso
industriale, e ricalcava le forme tipiche dei palazzi signorili
milanesi ottocenteschi); l'edificio per la Società Editrice
Libraria, in via Ausonio angolo via Cesare da Sesto; la casa per
il conte Parravicini, in via Ausonio angolo via Vittoria, ora
viale Papiniano; la facciata della chiesa di Santa Maria del Suffragio,
via Bonvesin della Riva; l'ampliamento della chiesa di Santa Maria
al Paradiso, in corso di Porta Vigentina; il nuovo altare per
la chiesa di Sant'Eufemia, nella piazza omonima; l'adattamento
di una parte della caserma, in corso di Porta Vittoria, a cappella
semipubblica dedicata a Santa Prassede per le suore Agostiniane;
alcune edicole funerarie per il Cimitero Monumentale; a Pompei,
l'ampliamento del santuario della Madonna del Rosario; a Monza,
la cappella del seminario liceale (demolita), la chiesa di Santa
Maria degli Angeli e la chiesa di San Donato; a Seregno, la chiesa
di Santa Valeria; a Triuggio, l'ampliamento della Villa Sacro
Cuore e la costruzione di tre cappelle; a Lovere, il santuario
delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa; a Tregasio,
il santuario del Sacro Cuore; a Tortona, il santuario della Madonna
della Guardia; a Cascia il santuario di Santa Rita; a Botucatù
(San Paolo, Brasile), il Collegio degli Angeli per le suore Marcelline;
a Khartoum (Sudan), una chiesa; a Vicosoprano (Svizzera), una
villa con chiesetta privata dedicata a San Gaudenzio. L'ingegnere
Chiapetta si esercitò anche (esercizio del tutto privato)
a correggere il progetto della facciata del Duomo di Milano disegnato
da Giuseppe Brentano, vincitore del concorso del 1886. (Molte
di queste notizie sono state ricavate da: Ida Valeria Cattaneo,
suor Maria Letizia, "Il santuario di Lovere delle Sante Bartolomea
Capitanio e Vincenza Gerosa dell'ingegner architetto monsignor
Spirito Maria Chiapetta", tesi di laurea presso l'Istituto
superiore di scienze religiose di Milano, anno accademico 1983-84;
Marco Giudici, "L'architettura neogotica milanese e Spirito
Maria Chiapetta", tesi di laurea presso la facoltà
di architettura del Politecnico di Milano, anno accademico 1986-87).
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49
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Docc.109,110,111,112,113,114,115,116,117,123,126,127.
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Doc.127.
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51
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Doc.123.
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52
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Doc.123
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53
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Vedi
documenti 128,131,132,133,134,139,145,146.
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54
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Docc.128,130,135,136,138,143,144,147,148,149.
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55
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Doc.171,172.
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56
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Doc.173.
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