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Sac. Enrico
Villa
San Matroniano
nella leggenda
e nella storia
Documenti e note critiche
Milano
Basilica dei SS. Apostoli
e Nazaro Maggiore
1942-XX
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La
tradizione
Galvano Fiamma fu il primo che raccolse e consacrò la tradizione,
mista a leggenda, del rinvenimento del Corpo dell'eremita Matroniano de'
Boccardi ad opera del giovane Guglielmo pure della famiglia de' Boccardi,
e la deposizione fatta da Ambrogio presso l'altare di santa Margherita
nella Basilica da lui costruita e dedicata agli Apostoli.
Della leggenda do la versione stesa dal Latuada che non dubita affatto
della traslazione compiuta da sant'Ambrogio, anzi fa appello alla costante
tradizione: “la quale sussisteva vigorosa insino ne' tempi di Gualvaneo
Fiamma più volte citato, che mentovando nella sua Cronaca Maggiore
al capo 119 le Reliquie depositate dal mentovato Pastore in questa Basilica
così scrisse: ”Trovò ancora il Corpo di san Matroniano
Eremita de' Boccardi in questa maniera. Era di quel tempo nella Città
di Milano un Nobil'Uomo per nome Guglielmo de' Boccardi, molto inclinato
alla caccia degli uccelli, a cui disse santo Ambrogio inspirato da Divina
rivelazione: Figliuol mio Guglielmo oggi mi darai parte della tua Caccia;
la quale inchiesta fu di buona voglia accettata. In quel giorno nel Bosco
al rilasciarsi dello Sparviere, i cani ed i cavalli rimasero immobili.
In tal sito fece scavare la terra, e ritrovò il Corpo di san Matroniano;
e trasportandolo alla Città, tutte le Campane suonarono da loro
stesse, ed il Beato Ambrogio seppellì quel Corpo santissimo nella
Chiesa degli Apostoli, ossia di san Nazzaro nella Cappella di santa Margarita”.
Fu certo molto generoso il Latuada fidandosi completamente del Fiamma.
Sant'Ambrogio nei suoi scritti, il biografo di questi Paolino, gli storici
e studiosi della figura e dell'età di Ambrogio non mai alludono
ad un eremita, santo, nominato Matroniano. Alludono bensì al magnifico
movimento, sviluppatosi in quel secolo IV di piena libertà religiosa:
il monachismo occidentale. La permanenza di san Martino a Milano, la testimonianza
di sant'Agostino che ammirò la vita dei cenobiti raccolti in un
Monastero fuori le mura sotto la cura di Ambrogio, confermano l'esistenza
e l'influsso di bene irradiato sui barbari invasori dai consacrati alla
solitudine.
Ascoltiamo Agostino: “Persino a Milano esisteva un monastero pieno
di pii fratelli, fuori delle mura, tenuto in vita da Ambrogio; e noi non
si aveva sentore”.
Di san Matroniano sappiamo che fu eremita: la leggenda aggiunge che ritrovarono
il suo corpo, incorrotto, seppellito dagli Angioli, fra le mani una scritta:
“Vita eius”.
Quale poi la sua vita? Nessuno lo saprà; eppure la sua santità
è certa, compie miracoli; dalla chiesa ottiene gli onori liturgici
propri dei Santi. Non si richiede di più perchè il popolo
fantasioso possa crearsi le gesta dell'eremita santo.
E' sintomatico che nel catalogo dei codici agiografici latini della Biblioteca
Ambrosiana, compilato dai Bollandisti nel 1892, non si accenni a san Matroniano.
Comunque tre fatti stanno a base della tradizione:
l'esistenza di un individuo che conducendo vita di anacoreta raggiunse
il vertice della santità, si da divenire il tipo di quello stuolo
di anacoreti che pullularono nei dintorni boscosi di Milano, e nel monastero
fuori le mura;
gli onori liturgici a lui tributati dalla Chiesa e dal popolo;
la sepoltura nella Basilica degli Apostoli.
Questi tre fatti certi nella essenza e non nei dettagli, si prestarono
ad essere coloriti da leggenda, dando origine a discussioni che si trascinano
ancora.
Il primo fatto porterà alla discussione circa il luogo della terrena
dimora, palestra della sua santità.
V'è chi pensa alla regione boscosa fuori di Porta Romana vicino
a Sesto Ulteriano. Carlo Massimo Rota in uno dei suoi ultimi scritti storici
allude ad un villaggio nominato Maderniano, sito nel territorio dell'attuale
Comune di Sesto Ulteriano, villaggio scomparso intorno al 1200.
Suppone, il Rota: “che il nome di Matroniano sia nato proprio sul
luogo, che intorno al 1200 si fece deserto e che accolse il solitario
eremita che a noi tramandò il nome del paese distrutto con quello
delle sue proprie virtù”.
La tesi del Rota non regge, nonostante la documentazione preziosissima
che porta: san Matroniano visse molto innanzi al 1200.
I contatti della Basilica degli Apostoli con Sesto Ulteriano furono strettissimi:
in pergamene del 1222 e 23 la Chiesa di S.Nazaro e il suo Capitolo sono
nominati a proposito della Chiesa di S.Marziano in Sesto Ulteriano, sulla
quale la Basilica esercitava l'jus patronato per l'elezione del parroco.
Gli ottimi canonici di S.Nazaro vi debbono avere portato il culto di san
Matroniano.
Comunque la qualifica di eremita fa pensare ad un luogo aspro e boscoso
dei dintorni di Milano lungo le tortuose rive del fiume Lambro, e non
è possibile allontanarsi dalla direttrice costituita dalla via
Romana, né si esclude che il santo abbia avuto contatti col monastero
ricordato da sant'Agostino, dove può aver attinto le norme della
vita monastica, che poi condurrà in un eremo.
Il secondo fatto (gli onori liturgici) servì a circondarlo di avvenimenti
in tutto simili a quelli attribuiti ai più popolari santi anacoreti,
così santo Alessio.
Il terzo (la sepolture nella Basilica degli Apostoli accanto al corpo
di Nazaro martire, storicamente rinvenuto – in hortis=brolo –
e riposto da Ambrogio nella Basilica, a lui cara, accanto alle Reliquie
degli Apostoli), fece nascere la leggenda, che quanto Ambrogio aveva antecedentemente
compiuto per il corpo di Nazaro, lo aveva pure ripetuto per il corpo di
Matroniano.
Pertanto si può ritenere che la tradizione, fortemente colorita
da leggenda, conduce ad affermare, sia l'esistenza di Matroniano in un
periodo che oscilla dal VI a VII secolo come si vedrà, sia la santità
raggiunta, e la definitiva sepoltura nella Basilica degli Apostoli.
Non parrà ozioso chiederci ove era sito il monastero abitato dai
monaci ricordati da sant'Agostino, tanto più che alcuni lo collocarono
accanto alla distrutta chiesa di sant'Agata, che sorgeva lungo la piazza
di san Nazaro in Brolo di fianco alla canonica con l'asse longitudinale
parallelo a quello della Basilica degli Apostoli.
Il Latuada nel darci la descrizione della Chiesa di sant'Agata afferma
che: “al lato sinistro della Basilica (degli Apostoli) su la medesima
Piazza, e contigua alla Canonica è posta un'altra Chiesa col titolo
di sant'Agata Oratorio di Scuolari Disciplini”, e dopo aver negata
l'affermazione del Castiglioni che la chiesa di sant'Agata venne eretta
prima della Basilica degli Apostoli ne adduce le prove: “quando per
prova contraria si sa, che in quel sito vi era il Brolio, ove poi Sant'Ambrogio
eresse il Templo, che, sussistendo allora tal Chiesa, sarebbe stato più
facilmente contrassegnato dagli antichi scrittori, coll'additarlo vicino
alla Chiesa di sant'Agata; e tanto più se fosse vero quanto altri
soggiungono, che in quei tempi vi soggiornassero alcuni Religiosi, cosa
che al solo nominarla viene riprovata dalle persone versate nell'antichità;
essendovi la sola testimonianza di santo Agostino, che erat Mediolani
Monasterium plenum bonis Fratribus extra Urbis Mediolani su Ambrosio nutritore,
et non noveramus etc., ma chi può dedurre che fosse in questo luogo,
a parlare rigorosamente né del tutto dentro, né del tutto
fuori della Città, perchè posto tra le Mura, e la porta
del Fossato, come più volte si è detto?
Sopra l'addotto testo di santo Agostino non si sono sin'ora accordati
i moderni scrittori; né mai alcuno di essi, per quanto sappiamo,
ha né pure sognato, che l'accennato Monastero fosse in questo sito,
che facilmente poteva essere noto ad Agostino, onde non avrebbe con verità
scritto di non averlo saputo: et non noveramus; essendo così vicino
ad una basilica fondata da Ambrogio, e frequentata tanto da' milanesi
in que' primi tempi della di lei fondazione; per conseguenza in luogo
di doverne avere certezza ancora Agostino”.
All'esistenza della chiesa di sant'Agata ai tempi di Ambrogio non si deve
certo prestar fede , cade quindi anche quanto sostennero quegli “altri”
ricordati dal Latuada. Chi sono e su quali fonti si basavano non è
dato sapere.
Se in un primo tempo può sembrare allettante, per spiegare la sepoltura
di Matroniano eremita nella Basilica degli Apostoli, tosto però
se ne vede la falsità.
Innanzi tutto la zona ove sorse la Basilica non era boscosa poiché
era zona cemeteriale, poi come mai i monaci non seppellirono un loro santo
nella propria chiesa, quella di sant'Agata?
Se gli scrittori contemporanei del Latuada non sciolsero la questione
dell'ubicazione del monastero ricordato da sant'Agostino, neanche i nostri
contemporanei sciolsero ogni dubbio.
Ci fu il Turazza che dopo un attento esame arriva a queste conclusioni:
“1° che nel 357 san Martino introduceva in Milano la professione
monastica fra gli eremiti che già vivevano in solitudine nelle
vicinanze della città; 2° che il luogo di questa adunanza non
può essere se non quello che lungo i secoli e fino a noi si chiama
ad Nemus, quasi il bosco sacro dei cristiani; 3° che ai tempi di s.
Ambrogio e di s.Agostino, cioè oltre trent'anni dopo l'erezione,
vi aveva questo solo monastero, del quale aveva cura s.Ambrogio stesso”.
Il Turazza sostiene che il monastero fosse stato annesso alla chiesa di
sant'Ambrogio ad Nemus; mancano tuttavia documenti convincenti.
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