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L'Abbazia
di Viboldone
Mons. Pasquale
Galbiati
il programma di lavoro dei frati di Viboldone
Parte importante della giornata degli Umiliati era occupata nel lavoro
manuale. Jacopo di Vitry e prima ancora Umberto di Romans li definiscono
un vero Ordine di lavoratori.
"Vivono poi in comune, in gran parte del lavoro delle loro mani"
(Giacomo di Vitry); "molto bene sono chiamati Umiliati, giacch� conducono
umile vita di lavoratori"
E la regola intima frequentemente l'obbligo del lavoro, la sua santit�
e necessit� (Regola capp. XVI-XLII-XXXIX ecc.). L'operaio lo compie come
un sacro dovere, come il mezzo ordinario di sussistenza.
Appunto perch� la fatica riveste un carattere sacro, l'operaio vi attende
con ogni diligenza, non parla se non pei bisogni dell'arte, accetta senza
mormorazioni la fatica che piacer� al prelato o al suo rappresentante
di imporgli, non interrompendola o scambiandola con un'altra per futile
motivo. Il lavoro poi delle proprie mane dev'essere quello che, giorno
per giorno, procuri il vitto e il vestito ai frati e alle suore, memori
delle sentenze evangeliche e scritturistiche: "Chi non lavora neppure
mangi ... E' cosa più dolce il dare che il ricevere ... Fa duopo il lavoro
delle tue mani al tuo mantenimento, cos� tu sei felice e sarai rimunerato",
sentenze che la Regola ripete a saziet�.
Era questo un programma di reazione contro uno stato di coscienza che
si andava rafforzando collo sviluppo della nuova economia, la quale faceva
scopo del lavoro, non più solamente il vitto ed il vestito, cio� l'uomo,
ma il denaro, l'accumulo, il capitale. Era questo un elevare il lavoro,
necessario per la vita, al grado di virt�, e beati si chiamano appunto
perch� - poveri - sono costretti a mangiare il frutto delle loro mani.
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