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L'Abbazia
di Viboldone
Mons. Pasquale Galbiati
i frati di Viboldone, la Vettabia e il Comune di Milano. Matteo
Visconti accampato nei pressi dell'Abbazia.
Non tutto correva propizio per questi frati alla fine del sec. XIII.
Gi� abbimo occasione di dire come costoro, oltre a pingui rendite, possedessero
anche una buona porzione della Vettabia. Di questo corso d'acqua il Romussi
scrive al proposito: "E' la Vettabia un canale irrigatorio che si
forma in Milano e, dopo dodici miglia, versa le sue acque nel Lambro in
vicinanza di Melegnano. Era allora (sec. XIII) un fiume importante, largo
al principio quasi 11 metri, da Landolfo detto navigabile, che univa Milano
al PO, per mezzo del Lambro, e ci portava le merci che venivano dal mare".
Orbene, quando nel 1289 l'arcivescovo Ottone e la comunit� di Milano pensarono
di mettere qualche carico sopra i beni del clero e specie delle comunit�
religiose più ricche, gli Umiliati di Viboldone mal soffrirono di aver
a sborsare la stabilita tassa e, per sottrarsi al peso, ricorsero ad un'astuzia.
Si appellarono cio� a Rodolfo di Germania, re dei Romani, la cui autorit�
avevano i milanesi appena riconosciuta. E Rodolfo, per fare atto di quel
potere che gli avevano attribuito, tosto con gesto reale concesse agli
Umiliati non solo quanto chiedevano, ma don� loro l'intera signoria di
tutto il fiume e senza gravame di sorta.
Il magnifico diploma a loro favore dice tra l'altro: "Concediamo
ai frati della Casa di Viboldone di poter a loro beneplacito, liberamente,
e senza alcun gravame, usare in perpetuo della acque del fiume Vitabia,
tanto per muovere i loro mulini quanto per irrigare tutti i prati e le
terre che possiedono al presente ed anche quelle che, col favore di Dio,
potranno acquistare in futuro".
Ma di questo privilegio, a quel che pare, non tennero conto alcuno i giureconsulti,
che nel 1296 furono chiamati a dare il loro parere sui diritti che la
Comunit� (il Comune) di Milano aveva sopra la Vettabia ed altri fiumi
ed acque che scorrono alle porte di Milano.
Un altro fatto venne a turbare l'abituale quiete dell'Abbazia al finire
del sec. XIII. L'8 giugno del 1295 i frati di Viboldone videro con spavento
stabilirsi nelle vicinanze del convento, per alcun tempo, un grosso esercito
formato da Matteo Visconti, che marciava contro Lodi; ben felici i monaci
se videro quell'esercito partirsene quasi subito.
Sotto più rosei auspici doveva spuntare per gli Umiliati il sec. XIV.
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