L'Abbazia di Viboldone
Mons. Pasquale Galbiati

il Prevosto Guglielmo Faba o Villa e il tempo del maggior splendore per Viboldone
A Beltramo Borga succedeva nel 1317, come Maestro Generale, Giacomo di Lemine o Lomeno (forse Almenno in bergamasca), che sempre visse a Viboldone; quattro anni dopo gli successe un frate Benedetto da Alzate (Brianza) (o Agliati o alciati) e finalmente nel 1336 un altro frate bianco di Viboldone, voglio dire Guglielmo Faba o Villa.
E' il tempo del maggior splendore per Viboldone, � l'epoca dei fatti pi� curiosi: convien quindi fermarsi con un po' di larghezza.
Guglielmo Faba o Villa, "dottore dei decreti" - come lo dice la lapide sepolcrale da pochi anni uscita alla luce nella chiesa di Viboldone - era uomo di grande ingegno, ma parecchio ambizioso. Lo attestano la sua elezione e le mene per farsi nominare vescovo di Lodi e quelle ancora contro Giacomo di Lemine.
La sua elezione infatti a maestro generale dell'Ordine avvenne arbitrariamente, per opera dei suoi confratelli, mentre, per decreto di papa Giovanni XXII avrebbe dovuto spettare alla Santa Sede. Ed egli l'aveva accettata e forse provocata.
In seguito per�, temendo forse l'ira del pontefice, ricorse ad Avignone, dov'era allora Benedetto XII, e nelle sue mani rinunci� la carica.
Il Pontefice allora con lettera ai Preposti di Rondineto (Como), di Viboldone, ed ai Prelati laici di Brera e di S.Maria Maddalena in Brescia, in data del 15 luglio 1338 comand� di radunare il Capitolo generale ad Alessandria e di eleggere il maestro Generale, secondo l'antica consuetudine. Ci� fu fatto risultando eletto per� un tal Giacomo Lemine di Galgario, prevosto della Casa di Bergamo. (Non � affatto il Giacomo Lom�no del 1317).
Di qui le ire del nostro frate Guglielmo e le mene per annullare quella elezione.
E' una pagina questa certamente dolorosa per l'Ordine Umiliato e preannuncia l'abisso nel quale a poco a poco sarebbesi sempre più sprofondato.
Ecco dunque il Faba studiare, per tre anni interi, le arti per riuscire nello scopo; ecco aprire una lunga lite, che termin� per� tutta in disfavore di chi l'aveva provocata.
Ciononostante Guglielmo Faba, da uomo irrequieto che era, sempre colle sue arti, arriv� al punto quasi di essere eletto vescovo di Lodi.
Quivi era morto il 16 marzo 1343 il vescovo Leone Palatino e i canonici lodigiani scelsero a succedergli il nostro Guglielmo Faba o Villa e fecero confermare la sua nomina da Guglielmo Cardinale Legato. ma Clemente VI, che aveva avocato a s� non solamente l'elezione del Vescovo, ma anche di ogni altra dignit� ecclesiastica della Chiesa milanese, conosciuta la cosa, con lettera del luglio al cardinale legato, dichiar� irrita e nulla l'elezione e diede a Lodi come Vescovo un tal Luca da castello. Cos� cadeva per il Faba anche questo.....
Questi disappunti per� lo rinsavirono - se � permessa la parola - ed egli si diede a reggere con maggior quiete e premura la sua Prevostura di Viboldone, che resse 32 anni e port� a grande splendore coll'innalzare il nuovo tempio o per lo meno coll'abbellirlo e arricchirlo della splendida facciata e di pitture, che sono un prezioso gioiello d'arte.
Dalla lapide sepolcrale si ricava che Guglielmo de Villa o Faba non era soltanto "decretorum doctor", titolo grandemente onorifico nella giurisdizione ecclesiastica ed in quel tempo tenuto in alta considerazione, ma che quel prelato "profess� in molti studi generali" e soprattutto pubblic� un libro, che serve di commento alle regole di S. Benedetto, intitolato "Zaphirus de Expositione Regulae Beati Benedicti".
Guglielmo faba moriva il 14 dicembre 1365 e gli succedeva nella Prevostura di Viboldone un frate Nicol� de Gradi, non meglio identificato. N� altre notizie d'importanza su Viboldone si hanno se non quando si arriva al 1400.
Dalle cronache emerge che in questi anni la nostra Casa arricchiva sempre pi�, anche perch� in essa si concentravano altre Case di Umiliati. Cos� nel "Libro delle decime antiche" si dice che nel 1344 una Casa sita in Milano, detta "de Tegn�no" era unita alla Casa di Viboldone: lo stesso si afferma di altre due case di Pioltello, cio� la casa della Speranza e di Pioltello di sopra, e una Casa di Roncari, diocesi di Lodi.
Risulta pure dalle cronache che a Viboldone vivevano in questo tempo 28 frati, 7 suore e 8 servi.


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