L'Abbazia di Viboldone
Mons. Pasquale Galbiati

l'ultima pagina degli Umiliati. Abyssus abyssum invocat. S.carlo protettore dell'Ordine. Tentata fusione degli Umiliati coi Branabiti. Attentato alla vita di S.Carlo. Bolla di soppressione.
Siamo ormai all'ultima pagina degli Umiliati e purtroppo vicini all'estrema rovina e alla estinzione dell'Ordine. Nel 1570 le Case degli Umiliati erano 97, di cui 39 date in commenda. tra queste v'era la nostra Casa di Viboldone commendata ad Antonello Arcimboldi, e l'abitavano sei sacerdoti Umiliati, due chierici e alcuni conversi.
Le case commendate fruttavano il reddito di quasi 32.000 scudi d'oro e contenevano circa 60 frati, mantenuti dai commendatari, mentre altre erano vuote.
Cos� le altre 58, rette da Preposti dell'Ordine, rendevano 26.000 scudi d'oro. Anche di queste molte erano prive di frati, i quali in tutto l'Ordine sommavano a 162.
I costumi poi erano un disastro. Il Padre Pizzo lamentasi cos� del suo Ordine:
"De' buon costumi persa � la semenza,
"che non gli � più timor, più erubescenza.
".....................................................
"Troppo � il dolor, Iddio, che mi circonda
"Veder tanta insolenzia! ....
E continua in una lunga geremiade a narrare i disordini. In quel tempo Protettore dell'Ordine era il Card. Morone, e poi nel 1562 il Card. Carlo Borromeo, che con infinite cure, con coraggio indomito, in mezzo a mille difficolt� si studi� di ridurre l'Ordine all'antica disciplina.
Vedendo riuscir vani i suoi santi sforzi, il santo cardinale, in un secondo tempo, caldeggi� anche l'unione degli Umiliati col giovane Ordine dei Barnabiti, nell'interesse dei due Ordini stessi, l'uno dei quali possedeva immense ricchezze, ma era ormai senza spirito religioso, laddove l'altro abbondava di questo spirito e non aveva che il necessario alla vita. Cos� si sarebbe provveduto a un benessere vicendevole.
La tentazione era grave: ricevere in dono 94 Case religiose e la vistosa rendita di 30.000 scudi d'oro!
Ma ci volle l'avvedutezza di Alessandro Sauli per rifiutare d'un colpo quel dono. Il Santo, che era allora Generale dei barnabiti e gli Anziani di S. Barnaba travidero in questa mescolanza una causa d'infezione, che poteva alterare l'indole del giovane Istituto di Antonio Zaccaria. Quindi non se ne fece nulla: e lo stesso S. Carlo scrisse al suo procuratore di Roma che lasciasse andare l'idea dell'unione, per aver egli approvate le ragioni contrarie dei Barnabiti.
Frutto purtroppo di tante sante fatiche da parte del santo Arcivescovo per la salvezza dell'Ordine fu la congiura di ucciderlo ordita principalmente da tre Preposti dell'Ordine, cio� Gerolamo Legnani, preposto di S. Cristoforo in Vercelli, Lorenzo Campagna, preposto di S. Bartolomeo di Levata a Verona e Clemente Mirisio di Caravaggio, preposto di S. Maria di Fornovo.
La sacrilega congiura fu attuata il 26 ottobre 1569 da un frate dello stesso Ordine, che era diacono, Gerolamo Donato, soprannominato il Farina, nativo di Nave.
Scampato miracolosamente S. Carlo dalla schioppettata, si diede ancor più a riformare l'Ordine, ma il pontefice Pio V fu inamovibile nel suo divisamento di sopprimere l'Ordine; ci� che fece con Bolla del 7 febbraio 1571.
Vari tentativi si fecero negli anni appresso da parte dei religiosi superstiti per far rivivere il loro Ordine; ma sempre invano; finch� papa Gregorio XIII, con concessione del 1 agosto 1580, permetteva loro di deporre l'abito della regolare osservanza, di vivere liberi e vestire l'abito dei sacerdoti secolari. Molti allora uscirono, altri furono assegnati a monasteri extradiocesani, altri ancora rimasero in conventi della diocesi milanese.
Tra questi l'Oltrocchi ricorda due frati che furono trasferiti a Viboldone. Il Preposto Generale, Luigi Bescap�, come degno di premio, fu richiamato a Roma e quivi insignito della Prefettura di S. Agata.
La distribuzione delle Commende, che il Papa s'era riservato a s�, serv� per aiuto a varie opere buone, specialmente ai Seminari, Collegi e altre Opere pie.
"Onde, commenta il Giussani, quei luoghi ed entrate, che prima per la mala vita di quei cattivi Religiosi, servivano a cose profane, si impiegarono poscia, per opera di questo Servo di Dio (S. Carlo) in opere santissime e di molto utile e frutto delle anime".


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