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Gli
Umiliati a Viboldone
di Mauro
Tagliabue
La Forma Vitae della Comunità e i primi Preposti
A una forma di vita canonicale si ispirò, da subito, la "congregatio
fratrum" di Viboldone. Canonica è definita, nel 1181, la chiesa
di S. Pietro, ormai ultimata; canonico è l'appellativo che distingue
sempre nel 1181, un membro di quella comunità; prepositi sono chiamati
i suoi superiori e fratres i fratelli che intervengono alle convocazioni
capitolari. Il titolo di "canonica", isolato o in combinazione
con "domus" o "ecclesia", perdurerà a lungo
nella documentazione notarile, prima di venir soppiantato, tra Quattro
e Cinquecento, dal semplice titolo di "domus" abbinato a "monasterium",
oramai inflazionato, o a "prepositura", divenuto di uso comune
per designare tutte le case di religiosi governate da prepositi. Al suo
interno viveva una comunità composita: dei "fratres",
chierici e laici che, abbandonata la vita mondana ed emessi i voti religiosi,
si proponevano di condurre una vita di conversione, come attesta nel 1186
la bolla di Urbano III. Con questa stessa bolla il papa prendeva sotto
la protezione apostolica la fondazione da lui stesso favorita - da arcidiacono
della Chiesa milanese - un decennio innanzi, la confermava nel possesso
dei beni sino ad allora acquisiti, la liberava dalle ingerenza laicali
per quanto poteva concernere la riscossione della decima, la dotava di
un cimitero e dei connessi diritti di sepoltura e soprattutto acconsentiva
che alla morte del preposto in carica, Uberto, i successori venissero
eletti dalla comunità secondo il criterio della maggioranza stabilito
dalla Regola di S. Benedetto. Quest'ultima disposizione fu, poi, perfezionata
e adattata alle comunità del primo ordine da Innocenzo III, il
quale nel 1201 stabilì che all'elezione di un nuovo preposto partecipassero
tutte le componenti comunitarie, "fratres" e "sorores",
che eletto dovesse considerarsi il chierico prescelto dalla maggioranza;
che la scelta fosse sottoposta all'approvazione dei quattro preposti maggiori
(o degli altri tre, ovviamente, qualora si trattasse dell'elezione di
uno di loro), prima della conferma del vescovo diocesano. Non è
il caso di addentrarci ulteriormente nell'analisi dei testi innocenziani.
Basti dire che la regola "Omnis boni principium", unica per
i primi due ordini degli Umiliati, unisce esigenze proprie della vita
canonicale regolare, cui sembrano ispirarsi prevalentemente le comunità
del primo ordine, a istanze tipicamente monastiche presenti nel secondo
ordine, composto unicamente da"fratres" laici, i quali professavano
di seguire una regola senza accedere agli ordini clericali. La differenza
tra i due rami del medesimo Ordine si riflette anche nell'appellativo
usato per designare i superiori delle rispettive "domus": i
prelati, di durata annuale o biennale, governavano le comunità
del secondo ordine; i prepositi, il cui ufficio, invece, era vitalizio,
quelle del primo.
Verosimilmente, il primo preposito di Viboldone fu Uberto, destinatario
della bolla urbaniana del 1186. L'avara documentazione del primo secolo
di vita di questa comunità non consente l'integrale ricomposizione
della serie dei suoi successori. Se ne conoscono tuttavia alcuni: Lanfranco,
citato tra i quattro prepositi maggiori cui venne indirizzata l'approvazione
innocenziana del primo ordine nel 1201; Ambrogio, documentato nel biennio
1214-15; Algisio, attestato in una permuta con il prevosto Arderico di
S. giuliano, dal quale il 27 luglio 1241 ottenne il diritto di decima
su terre che la "canonica" di Viboldone possedeva nel territorio
di Rancate.
E arrestiamoci per il momento qui nell'elencazione, anche perchè
diverso è il ruolo svolto da questi primi prepositi rispetto a
quelli posteriori al 1246, quando venne introdotto l'ufficio di maestro
generale, con giurisdizione e conseguente diritto di visita sulle case
di tutti gli ordini, compresa la convocazione annuale del capitolo generale
e la conferma dei superiori eletti nelle singole "domus". Sino
ad allora tali prerogative erano state espletate dai quattro prepositi
maggiori, tra cui quello di Viboldone, in rotazione quadriennale con i
prepositi di Rondineto, Vigalone e Lodi. Questi conserveranno tuttavia
una posizione preminente anche in seguito, in quanto consiglieri del maestro
generale nei provvedimenti disciplinari, o delegati alla convocazione
delle assisi generali per l'elezione di un nuovo maestro, come attesta
ancora nel 1468 una ducale di Galeazzo Maria Sforza indirizzata "dominis
prepositis Vicoboldoni, Rondaneti, Brayde et Gambare", significativamente
designati "promotoribus ordinis humiliatorum", perchè
riuniscano il capitolo generale nella prepositura di S. Calimero, fuori
Porta Romana di Milano, per procedere all'elezione di un nuovo maestro
generale essendo morto il precedente. Nel tardo Quattrocento sopravvive
ancora, dunque, la chiara coscienza che le origini degli Umiliati passavano
per Viboldone.
(da "L'Abbazia di Viboldone", 1990 Banca Agricola Milanese)
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