commento |
La deposizione in quetsione attesta l'adozione del rito a cremazione indiretta, consistente nella raccolta delle ceneri, cremate in luogo prossimo alla fossa di seppellimento, in un'urna che nel nostro caso è in vetro. Il tipo di tomba, a cassetta litica, meno frequente rispetto ad altri tipi di deposizione nell'Italia nordoccidentale (1) e più diffuso nella sua parte orientale (2), pare pertinente a persone di censo più elevato rispetto a quelle, molto più numerose, che utilizzavano, come cinerario, le anfore o le olle in argilla (3). Abbastanza diffuse, dall'età augustea fino al II sec.d.C., anche le deposizioni in cassetta formata da laterizi, già documentata nel periodo La Tène D 2 e da considerarsi tipicamente romane, mentre la variante con cassetta formata da lastre di pietra, di tradizione preromana, è sicuramente meno documentata: in verità tombe a cassetta lapidea celtiche sono state recuperate in varie necropoli, ma la tipologia parrebbe derivare da un orizzonte "ligure" assimilato, evidentemente, dalle popolazioni di etnia celtica (4). Sporadica la presenza di cassette intagliate in uno stesso blocco di pietra in Lombardia, essendo più frequente l'uso dell'assemblaggio di lastre lapidee. Per il Milanese ricordo un esempio databile al sec.d.C.; all'età flavia appartiene un esemplare milanese in serizio con coperchio a due spioventi, assimilabile alla tipologia dei sarcofagi (6) mentre all'età flavio-traiana è ascivibile la cassetta in arenaria con coperchio (mancante), contenete un'olla cineraria in vetro (7). Non conosciamo, purtroppo, l'orientamento della tomba, nè la sua disposizione all'interno dell'area funeraria. Supponiamo che il recinto funerario dovesse contenere altre deposizioni, ma le circostanze del ritrovamento non hanno consentito di valutare, ad esempio, la presenza di altri recinti, o la eventuale distanza fra le tombe, rispondente a disposizioni di diritto funerario, le cui prescizioni regolavano la distribuzione delle tombe, anche secondo il censo.
(1) Vd. anche BARONCELLI 1926, p. 24. Praticamente assente nella necropoli di Angera (per i rari casi vd. la segnalazione in FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, nota 194), la cassetta litica pare invece costituire la norma più diffusa nei territori varesino e comsco; ben attestata anche in Lomellina (alle indicazioni di FERRARESI, RONCHI, TASSINARI, ibid., nota 193, si aggiunga HARARI 1985, tipo alfa della classificazione delle incinerazioni studiata da Van Doorselaer 1967 (Angera); FROVA 1958-59, p. 10 (Mercallo dei Sassi). Nella cassetta in embrici potremmo riconoscere la versione "aggiornata" della cassetta litica che vede la sua origine in area ligure: Poppi Kruta 1983, pp.34, 37; ARSLAN, 1984, p. 142; MARINI CALVANI 1990, p. 896 e nota 269.
(2) ALFONSI 1922, pp.3 ss. e SCARFI' 1985, pp. 107 ss. Vd. anche i recenti ritrovamenti di Nave (Nave, t. 22, p. 90: età flavia. Cinerario forma Isings 62, deposto entro cista di calcarenite coperta da tre sesquipedales. La mancanza di coperchio è inconsueta), di Brescia e Cividale Camuno (ROFFIA 1984a, p. 67), di Borno (JORIO 1984, p. 127, ricco il corredo, fine I inizi II sec.d.C.), del Mantovano (ROFFIA 1982, p. 96: urna di marmo di Verona chiusa con coperchio in pietra grigia. Ricco il corredo, databile alla seconda metà del I sec.d.C.).
(3) SOFFREDI 1979, p. 52, a proposito della cassetta litica recuperata a Canegrate e datata al I sec.d.C., condivide la teoria già da altri avanzata secondo cui gli indigeni, più poveri, usavano come cinerari le anfore o le olle, mentre le persone dalla situazione economica più florida, come potevano esserlo i Romani, usavano le cassette litiche, più costose.
(4) DE MARINIS 1988, pp. 251, 257
(5) BINAGHI LEVA 1985, p. 156: coperta da embrici.
(6) BOLLA 1988, R.10, tav XXXII e p. 23
(7) BOLLA 1988, R. 57,1. Il fatto che la presenza dell'olla sia generalmente ricollegabile a deposizione femminile, come è opinione diffusa, è comprovato, ad esempio, dal ritrovamento di un ago da cucire in un'olla cineraria proveniente da Milano, via F. Sforza, cortile di S. Antonino, t. V, seconda metà I sec.d.C.: BOLLa 1988, p. 76
(8) Errata la notizia della copertura della cassetta con tavellone romano riportata da Previato 1988, p.17 |