La Battaglia sui libri

Maria A. Pogliaghi
Canto per i Caduti della
"Battaglia dei Giganti"
ricerche storiche e notizie
riguardanti i "morti di Mezzano"


Editori Daverio, Milano 1965

Considerazioni. Il valore degli Svizzeri. La figura di Francesco I�. Dieci anni dopo

Ora, torna spontanea la considerazione di quanto siano effimere e mutevoli le situazioni create dagli uomini, anche quelle che sembrano più stabili e durature.
Qui su questi campi, tra Melegnano, San Giuliano, Zivido, Santa Brera, Occhi�, Mezzano, rivive il ricordo della eroica ritirata dei soldati Svizzeri e della grande vittoria di Francesco I�.
Ecco, come descrive la ritirata degli Svizzeri, Galezzo Visconti, conte di Busto Arsizio, in una lettera a Enrico VIII d'Inghilterra: "Infine, scemato il vigore dall'una parte e dall'altra, di nostra iniziativa e senza essere costretti, ma soltanto perch� molti dei nostri francesizzanti erano scappati con le bandiere, ci siamo ritirati. A passi lenti si and� a Milano, ognuno con le sue insegne, con le nostre bandiere intatte e con non poche di quelle strappate ai Francesi, senza essere inseguiti dai nemici a cavallo o a piedi. Se ci fossimo fermati a San Giuliano, o almeno a Milano, il nemico avrebbe dovuto rivolgere le spalle." Nos vicimus - avremmo vinto!"
Francesco I�, sempre nella famosa lettera scritta a sua madre, da Santa Brigida, dice: "La battaglia � stata lunga e dura da ieri ad oggi, senza sapere chi l'avesse perduta o guadagnata ("sans savoir qui l'avoit perdue ou gagn�e")".
Un Re (1), che allora aveva vent'anni e che i cronisti e gli storici del tempo ci descrivono bello, cavalleresco e valoroso, fu al centro dei più importanti avvenimenti storici e dei più grandi fatti d'arme del suo secolo. La sua personalit� fu ad un tempo ecclettica e sconcertante: conquiste e sconfitte, ambizioni smodate e ideali d'arte e generoso mecenatismo. Leonardo fu accolto da lui e a lui si dovr� la costruzione del Louvre e delle Tuilleries. Non a torto egli � chiamato il padre del rinascimento francese. La sua vita, cos� ricca di chiari-oscuri, sollecita il raffronto, richiama l'anologia con quella che sarà poi la concezione vichiana della storia e della esistenza, con i suoi corsi e ricorsi, con le sue tre et� dell'uomo.
La battaglia di "Marignano" fu per Francesco I� il trionfo, la gloria, il coronamento dei suoi sogni cavallereschi, ma bastarono solo dieci anni e la situazione sarà capovolta, infatti, il 24 febbraio del 1525, a Pavia, egli subir� una grande sconfitta, combattendo contro l'esercito di Carlo V comandato dal vicer� di Napoli Carlo di Lannoy e da Ferdinando d'Avalos (2), marito di Vittoria Colonna (3)
Con l'Avalos vi era pure il suo giovanissimo cugino, marchese del Vasto e il Connestabile di Borbone, che a Marignano aveva combattuto valorosamente per il suo Re e che qui a Pavia già lo aveva tradito, passando nelle file nemiche.
Scrive il Buonocore: "E proprio dalla tenda del marchese di Pescara, Francesco I� scriveva alla madre sua quelle parole che hanno avuto fortuna nella storia - tutto � perduto fuorch� l'onore - ". Mentre "Ferrante dando sangue da tre ferite si era battuto come un leone sino alla fine, aggirando nelle spire delle sue rapide mosse il fio fiore della nobilt� francese: La Tremouille, La Palisse, Saint-Pol, di Foix, Bonnivet e altri ancora". (4)
"Il famoso Ferrante d'Avalos" scriver� il Verri, e la sua descrizione di come il Re fu fatto prigioniero, delle parole che egli pronunci� innanzi al Vicer� di Napoli Carlo di Lannoy e di quanto accadde in seguito, � impressionante e commovente.
Il Sepulveda, detto anche il Tito Livio spagnolo, o il Cicerone castigliano, ci parla diffusamente di questa giornata cos� dolorosa per Francesco I�.
Sempre dal Verri apprendiamo che, dopo essere caduto prigioniero, il Re fu trattato con molta umanit�. (5)
Ferrante d'Avalos morir� nello stesso anno a Milano, dopo aver preso possesso, a nome dell'imperatore, della capitale lombarda. Vittoria Colonna non arriver� in tempo a rivederlo: "... lasciata in fretta Ischia pigli� la via di Milano. Era giunta a Viterbo, quando le pervenne la notizia che il 25 di quell'algido novembre, lo sposo desiderato, assistito da prodi, punto solo da un vivo sentimento nostalgico, serenamente, a trentasei anni, aveva chiusa la giovinezza". (6)
I bellissimi arazzi che nel Museo Nazionale di Napoli, narrano le fasi della battaglia di Pavia, appartenevano a Vittoria Colonna: "...quei preziosi arazzi fiamminghi decoravano una sala dello storico castello di Ischia, splendido dono di Carlo V alla moglie di Ferrante" (7)
Paolo Giovio che con altri letterati del suo tempo, fu più volte ospite al castello di Ischia, oltre alle "Historiae del suo tempo" scrisse pure la vita di F. d'Avalos.
Ricordo che visitando qualche anno fa, le rovine dello storico castello di Ischia, e passando tra quelle mura che furono testimoni, prima della vita felice e poi del dolore di Vittoria Colonna, scrissi pensando a lei queste rime: "E l'eco del tuo canto / e il tuo ricordo intenerisce l'aspre / pietre del tuo castello, alto nel sole. / E tu rivivi ancora / cos� felice e lui ami, Ferrante / e poi lo piangi ch� lo sai perduto / lass� in quella bella / terra di Lombardia. / E questa azzurra, che dal mare sale / onda di vita, � la tua stessa, o donna, / che a noi secoli tornano. / Ora dormi serena, la tempesta / placata: ch� portato hai nell'anima / quello che Michelangiolo / per te dipinse / meraviglioso Cristo Crocefisso.

 
 

Note

(1) Domenico Contarini, in una lettera a Marin Sanudo, tomo XXI, col.104, scrive: "... la maest� del Re oggi ha dimostrato tal valor de la persona soa, che molti Cesari haria superato et ha fatto tal fatiche da heri in qua, che � cosa meravejosa a credere che la et� de soa Mjest� lo patisca". Il Verri ci dice che: "Il Re ebbe il cavallo ferito e nella persona ricev� molte contusioni e vi combatt� come ogni soldato".

(2) Ferrante d'Avalos (1490-1525), marchese di Pescara, spos� Vittoria Colonna, figlia di Fabrizio. Vinse effettivamente la battaglia di Pavia.

(3) Vittoria Colonna (1490-1547), grande poetessa, nelle sue rime pianse la perdita del marito Ferrante d'Avalos, che aveva amato di un amore profondo, seguendone con ansia le imprese guerresche. Michelangiolo ebbe per lei un sentimento purissimo di amicizia e di ammirazione.

(4) O. Buonocore: Nuptialia Isclana. Napoli 1907, pag.79. Una zia di F. d'Avalos, sorella di suo padre - Beatrice - aveva sposato Gian Giacomo Trivulzio, Maresciallo di Francia.

(5) "I generali imperiali facevano a gara la loro corte al Re, che ammise anche il duca di Borbone e lo accolse come un principe del suo sangue qual era. Il marchese di Pescara appena ristabilito dalle ferite si present� al Re, a differenza degli altri con abito semplice e senza pompa; egli vi un� pure maniere semplici e piacque al Re sopra ogni altro... Indi il Re, dice il Tegio, con molto rispetto fu condotto a S.Paolo, ove il duca di Borbone gli present� magnifiche vesti, dopo essersi disarmato, ed al pranzo il Vicer� lo serv�, portandogli il catino da lavar le mani, il marchese del Vasto vers� l'acqua, il duca di Borbone l'asciugatoio. Il Borbone lasciava cader le lagrime mirando prigioniero il Re".

(6) e (7) O. Buonocore: op. già cit., pag.82 e 89. narra il Burigozzo: "... il signor marchese de Pescara era già infermo et alli doi de novembre moritte e fu portato in San Pietro Gessate". (c'� una diversit� di data tra il Burigozzo, il Giovio e il Buonocore). "Il 12 maggio del vegnente anno gli avanzi mortali del gran capitano furono portati a Napoli... e riposano nella sagrestia di San Domenico Maggiore. Unica decorazione sulla bara di Ferrante posa la sua spada". O.B.
Vittoria Colonna allev� come fosse suo figlio, Alfonso del Vasto, rimasto orfano bambino. "Non mi dite sterile - Ella amva ripetere - io pure conto un figlio: il figlio del mio ingegno e del mio cuore". Alfonso, figlio di Inico, fu poi il continuatore delle gesta di Ferrante. Spos� Maria d'Aragona e un suo poemetto, nel quale canta epiche imprese, fu stampato a Verona nel 1542. Lodovico Ariosto lo ricorda nell'Orlando furioso.


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