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Maria
A. Pogliaghi
Canto per i Caduti della
"Battaglia dei Giganti"
ricerche storiche e notizie
riguardanti i "morti di Mezzano"
Editori Daverio, Milano 1965
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Alcuni
cenni storici e notizie riguardanti i "Morti di Mezzano"
E' noto che a Zivido di San Giuliano Milanese sono riuniti la maggior
parte dei resti dei Caduti della "Battaglia di Marignano", avvenuta
il 13 e il 14 settembre 1515. In parte essi riposano nella chiesa di Santa
Maria di Zivido, qui trasportati dopo la distruzione della chiesa di Santa
Maria della Vittoria (1), ma, data la grande quantit� dei caduti,
molti di loro dormono ancora sotto le zolle di questa terra feconda, in
quelle fosse comuni, fatte scavare da Francesco I dopo le tragiche giornate.
Solo recentemente, invece, da qualche parte, si � messo in dubbio che
i resti raccolti nella Cappelletta-Ossario di Mezzano (2) siano
davvero quelli appartenenti ai caduti della memorabile battaglia.
Per far luce, o meglio, per dissipare questa incertezza, ho riunito degli
appunti, che scrissi su quanto mi disse mio padre e ho aggiunto poi alcuni
cenni storici, volutamente limitati a quella parte della battaglia che,
mi sembra, possano aiutare, senza ombra di incertezza, la identificazione
di questi resti.
Oltre, dunque, la credenza popolare, che difficilmente si sbaglia, la
notizia che queste ossa appartengono ai caduti della "Battaglia dei
Giganti" � sempre stata tramandata a viva voce nelle famiglie che
da tempo immemorabile abitano nel luogo stesso, e in quelli vicini. Ed
� una notizia che i padri hanno affidata ai figli con particolare devozione
e convinzione.
Ad esempio la casata di mio padre, che dal 1600 circa, si trova successivamante,
a Melegnano, a Mezzano, a Milano, e poi ancora a Mezzano, e a Milano,
ha sempre tramandata con sicurezza la notizia che questi resti appartengono
ai caduti della "Battaglia dei Giganti", che furono dissepolti
nei campi circostanti e riuniti nella Cappelletta-Ossario (3),
costruita vicino alla chiesetta di "Santa Maria della Neve"
e che anche nella campagna, attorno a Mezzano, si � combattuto.
A convalidare questa tesi, � da notare che l'ala sinistra e la retroguardia
dell'esercito Francese, comandate dal duce d'Alen�on (4) erano
schierate con ogni probabilit� nella zona della Vettabbia, nelle campagne
tra Melegnano e Pedriano, quindi, nelle vicinanze di Mezzano.
Dalla famosa lettera che Francesco I scrisse a sua madre, Luisa di Savoia,
duchessa d'Angoul�me, la sera stessa del 14 settembre 1515, da Santa Brera,
e che rimane un documento e una fonte tra le più importanti di come si
svolse la battaglia nelle due giornate, risulta chiaramente che l'esercito
francese non era ammassato in due soli posti, ma era diviso in tre parti
e tutte alla medesima distanza dall'altra.
Documentandosi sul Guicciardini, il Gaillard, il Prato, al capitolo vigesimosecondo,
della sua storia di Milano, il Verri scrive: "Il Connestabile di
Borbone aveva il comando dell'avanguardia. Il Re si era riservato il comando
del corpo di battaglia; al duca d'Alen�on aveva affidato la retroguardia."
Anche da questa descrizione, si ha la conferma che lo schieramento francese
era diviso in tre parti.
Mentre dunque a Zivido l'ala destra e l'avanguardia, guidate dal Connestabile
di Borbone, e a Santa Brigida (ora Santa Brera) il corpo di centro della
battaglia comandato dal Re, resistettero con suprema tenacia, l'ala sinistra
e la retroguardia, al comando del duca d'Alen�on, nel secondo giorno della
battaglia, furono meno forti e sotto l'urto potente degli Svizzeri, lo
schieramento fu sconvolto e fanti e cavalieri furono posti in fuga.
Lo scompiglio e lo spavento furono grandi e i fuggitivi attraverso le
campagne di Mezzano e di Pedriano si ritirarono verso l'abitato di Melegnano.
E' da notare che, a questo punto, sgominata l'ala sinistra francese, gli
Svizzeri stavano tentando l'aggiramento del corpo di centro al comando
del Re.
E fu proprio allora che, con le insegne di "San Marco" spiegate,
in aiuto dell'ala sinistra Francese, sulla Vettabbia, irruppero i lancieri
veneti al comando del duca Bartolomeo d'Alviano.
I cavalieri di venezia giungevano in tempo ad arginare la falla apertasi
nello schieramento Francese e indubbiamente il loro arrivo fu uno degli
elementi più validi che determin� la decisione degli Svizzeri di desistere
poi dalla lotta.
Da Guicciardini apprendiamo che, nel primo scontro con i guerrieri Elvetici,
cadde il figlio del conte di Pitigliano, principe della casa Orsini, che
combatteva con i cavalieri Veneti.
Giovanni Andrea Prato, nella sua storia di Milano, dall'anno 1499 al 1517,
scrive che mor� in combattimento anche "... el figliolo del conte
Bartolom� del Viano" dunque il figlio dello stesso condottiero Veneto.
Questa notizia � molto importante e smentisce, in maniera inequivocabile,
quelle fonti francesi che vorrebbero i Veneziani giunti alla fine del
combattimento e il loro intervento inutile. Il Prato ci dice inoltre,
con bastante precisione, l'ora nella quale giunse la cavalleria veneta.
Calcolando che la lotta si era riaccesa alle prime luci dell'alba. si
pu� dedurre che i Veneziani siano giunti dalle sette alle otto del mattino:
"E cos� durando la battaglia per spazio di tre ore, ecco il conte
Bartolom� del Viano, con il Marchesco exercito, in soccorso dei Francesi
venire volando; per il che ingagliarditi gli affanati Galli, cominciorno,
con l'aiuto dei compagni, a incalzare et soprastare li pulverolenti Sviceri"
(5).
Il Verri, sempre al cap. vigesimo secondo afferma che, per ordine del
Re, Bartolomeo d'Alviano doveva giungere a San Donato alle spalle degli
Svizzeri. I cronisti Francesi dell'epoca scrivono invece che i cavalieri
Veneti, giunsero sulla Vettabbia, alla sinistra dello schieramento francese,
dove i soldati del duca d'Alen�on avevano ceduto.
Dal "Journal de Jean Barillon" si legge poi che nei boschi della
Vettabbia vennero uccisi, dagli avventurieri francesi, che il giorno prima
si erano dati alla macchia, quegli Svizzeri che cercavano una via di salvezza.
Un ultimo sangiunoso combattimento deve essersi inoltre svolto, proprio
sotto Mezzano, tra una parte di Svizzeri che si ritirava e i Veneziani.
Bartolomeo d'Alviano, in una lettera alla Signoria del 14 settembre (in
Marin Sanudo t. XXI col. 101) descrive la sua ultima battaglia. Ultima,
perch� questo di "Marignano" fu l'estremo combattimento della
sua vita: egli mor� infatti pochi giorni dopo, a Bergamo, il 7 ottobre
1515.
In questa lettera egli scrive che con i suoi "gentiluomini"
aveva messo in fuga seimila Svizzeri "et furono de modo rebutati,
che dove la vittoria era in prima incerta anzi in gran pericolo, allora
fu per noi".
Dopo aver lette queste concordanti affermazioni francesi e italiane e
di primaria importanza, torna spontaneo il dedurre che anche nei dintorni
di Mezzano e di Pedriano, dopo il cedimento dell'ala comandata dal duca
d'Alen�on, si devono essere svolti alcuni episodi del grande combattimento,
data poi anche l'enorme massa di uomini che formavano i due eserciti (6).
Scrive sempre il Verri che il buon Re di Francia Francesco I radun� una
armata formidabile... e nell'esercito si contarono più di 80 mila persone.
Secondo altre fonti, l'esercito francese era formato da 55.000 uomini,
divisi in 28.000 fanti, 18.000 cavalieri con 74 cannoni e varie piccole
artiglierie.
Le forze Svizzere consistevano in 30.000 fanti, pochi cavalli e 10 piccoli
cannoni. Una tale quantit� di uomini non poteva certamente agire, manovrare,
combattere in un breve spazio e bench� la battaglia avesse come centro
Santa Brigida, come punto di avanguardia Zivido, arriv� con l'ala sinistra
e la retroguardia fino sulla Vettabbia e le campagne circostanti.
Inoltre, molti feriti sono stati portati a Mezzano (7), anche perch�
qui vi era un convento di frati conventuali di San francesco e si pu�
facilmente arguire che i feriti più gravi saranno poi deceduti e ivi sepolti.
E' pure da notare che una antica strada, quella del Vettabiolo, congiungeva
Mezzano alla via Emilia.
I Veneziani combatterono affiancati all'ala sinistra francese, dal mattino
del 14 settembre alle due, o alle cinque del pomeriggio - secondo le fonti
- e dato il coraggio e il valore degli Svizzeri, il numero dei loro caduti
non deve essere stato indifferente.
Certamente le salme del figlio del conte di Pitigliano e quella del figlio
di Bartolomeo d'Alviano, saranno state trasportate a Venezia, ma quelle
degli altri caduti veneti devono essere rimaste qui.
A questo punto, vorrei dire che si pu� affermare che i resti raccolti
nella Cappelletta-Ossario di Mezzano, appartengono certamente a guerrieri
Svizzeri, a Francesi e forse anche qualche cavaliere della Serenissima,
riposa con loro.
In un recente sopraluogo alla Cappelletta-Ossario, varie persone per motivo
di studio hanno constatato e anch'io ho potuto notare, con un senso di
angoscia e di trepidazione, che la maggior parte dei teschi qui raccolti
porta evidenti segni di contusioni, di sfondamenti. Si � concluso col
dedurre che questi segni devono essere stati prodotti da corpi contundenti:
colpi di picche, di lance, o di alabarde.
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Note
(1) Inganni R.: "Origine e vicende della Cappella Espiatoria
Francese a Zivido, presso Melegnano" - Milano 1889.
(2) Mezzano � un piccolo paese di antichissima origine. Fa parte
del Comune di San Giuliano Milanese e della Parrocchia di Melegnano. Scrive
G.Carimati nelle "Vicende bimillenarie di una cascina lombarda -
Mezzano di S. Giuliano Milanese", che dal 15 di marzo 1881, in cui
il Castelfranco Pompeo, scopr� a Mezzano tombe galliche di combusto con
numerose stoviglie ed oggetti metallici gallici, Mezzano venne ritenuta
dagli studiosi zona archeologica gallica di primaria importanza. Secondo
il Castelfranco le tombe dovrebbero rimontare a 300/200 anni a.C.. Le
tombe vennero trovate in "un antico rivone di campo, lungo una antica
strada. La strada � quella che da Mezzano porta al Mulino del Vettabiolo"
(Gli orti indicati come punto di riferimento, in questi ultimi anni sono
stati tolti e io penso che gli scavi siano stati fatti all'iniszio della
strada, sul versante destro, nel prato dei Morti). "A Mezzano sono
visibili ancora due coperchi di granito appartenenti a sepolcri romani,
con le 4 alette, lunghi m.2,35 e larghi m.1,16".
- Pompeo Castelfranco: "Liguri e Galli Romani nella transpadana",
Tip. Bottai, Pavia 1886
- Fondazione Treccani degli Alfieri: Storia di Milano, Vol. I, pag. 110
- Federica Tamburini:" L'origine della civilt� gallo-italica secondo
i più recenti studi", Tip. Arc. Dell'Addolorata di Varese.
(3) Non si sa con precisone quando la Cappella-Ossario � stata
costruita. Scrive G.Carimati, op. già cit. "che bisogna andare per
intuizione. Il Cardinale pozzobonelli nel 1749 la rivela nella elegante
forma pervenuta fino a noi, con il pronao con due colonnette di granito,
sotto il quale � affrescata una Madonna col Bambino". Di questa Cappelletta-Ossario
non si fa cenno nelle visite pastorali di San Carlo Borromeo in avanti
per tutto il '600. Il Gerosa Brichetto nella sua recente monografia "La
Battaglia di Marignano" a pag. 186, per ricerche fatte nell'archivio
spirituale della Curia Arcivescovile di Milano, riferisce che anche il
card. Monti, che nel 1653 fa chiudere la chiesetta per il suo pessimo
stato, non fa cenno dell'Ossario. Lo stesso Dottor Gerosa Brichetto mi
ha reso noto che sulla mappa del catasto cos� detto di Maria Teresa, redatta
nell'anno 1722 con somma precisione proprio nell'osteria di Mezzano, da
tale don Joseph de linas, esiste solo l'oratorio di Santa Maria della
Neve e della Cappelletta-Ossario non vi � traccia. Inoltre quel campo
che sta fra la strada di Pedriano e quella del Vettabiolo, non portava
il nome di prato dei Morti, come nelle mappe moderne. Per tanto � da credere,
come suppone il Carimati ed avvalora lo stesso Gerosa Brichetto nel suo
recente libro, che quelle ossa appartengono ad un ritrovamento eccezionale
e allora fu costruita la Cappelletta-Ossario per degnamente conservarle;
trovamento avvenuto, con ogni verosimiglianza, fra gli anni 1722 e il
1749 epoca della visita del cardinale Pozzobonelli. Sempre il Carimati
scrive che "per la chiesetta di Santa Maria della Neve si deve ritenere
che i Padri Conventuali di San Francesco, già dal 1485 fossero possidenti
et abitanti di una parte di Mezzano (lo furono fino al 1798) e che pertanto
la chiesa indispensabile per una comunit� religiosa, fosse stata edificata
in precedenza". Il già citato Dottor Gerosa Brichetto in sue ricerche
in corso su Mezzano, ha accertato che i Padri Conventuali di San Francesco
officiavano abusivamente nell'oratorio di Santa Maria della Neve e ne
introitavano le offerte, con danno del Prevosto di Melegnano, talch� nell'anno
1613 furono convenuti in un processo criminale, promosso dalla Curia Milanese
e furono condannati a rilasciarlo. Evidentemente fu in conseguenza di
ci� che decisero di costruirsi un proprio oratorio, ottenendone licenza
dal loro Padre provinciale (6 agosto 1619 - arch. di Stato di Milano -
fondo di religione). Per ulteriore esattezza giova qui ricordare che l'originario
oratorio dei frati, dalla mappa del 1722, risulta in fondo al cortile
Carimati e non prospicente la pubblica via dove tutt'ora esistono quelle
cinque testine d'angelo che ancora ricordano la facciata dell'oratorio
di Santa Elisabetta. Della chiesetta di Santa Maria della Neve se ne fa
cenno nelle visite pastorali di San Carlo (1567), del Cardinale Federico
Borromeo (1595). Il cardinale Pozzobonelli la trova in buone condizioni
e ce ne lascia una bella e particolareggiata descrizione, ci parla di
antichi dipinti (vedi Carimati op. già cit.) e ci descrive inoltre cos�
i tre edifici religiosi esistenti a Mezzano.
- "Oratorium sub titulo Sanctae Elisabeth" (faceva parte del
chiostro e rimangono solo delle vestigia)
- "Oratorium sub titulo Sanctae Virginis ad Niven"
- "Ossarium elegantis structurae in quo Mortuorum ossa recto sunt
ordine dispositae". (Biblioteca Ambrosiana - Archivio Spirituale,
Sez. X - Visita Pastorale - Melegnano Anno 1442-1602).
(4) Il duce d'Alen�on aveva sposato la sorella di Francesco I,
Margherita di Valois
(5) Anche il Burigozzo, parlando della battaglia incominciata il
13 settembre, narra: "...et dur� fino a due ore di notte, venendo
il venerdì. Ma la mattina seguente riv� nel campo de francesi li Veneziani,
et furono adosso a loro..."
(6) La disposizione delle truppe dell'armata francese nella "Battaglia
dei Giganti" � questione ancora molto controversa ed anche gli autori
delle recenti monografie la presentano in modo diverso. Non penso di avere
nuovi, determinanti elementi per entrare nel merito della questione e
pertanto, nella mia breve descrizione della seconda parte della battaglia,
per quanto riguarda la posizione delle truppe, ho seguito come il Dottor
Gerosa Brichetto, l'esposizione di Pasquier Le Moyne, cronista della spedizione
francese, nonch� il testo della lettera alla madre, commentata dal Mignet.
Secondo alcuni storici francesi, lo schieramento dei due fronti sarebbe
stato a cavallo dello stradale grande, con attestamento sulla Vettabbia.
Sia nella versione da me seguita, che in questa ultima che riporto dalla
"Enciclopedia militare" a titolo di documentazione, trova conferma
l'opinione che alcune fasi della battaglia si sono svolte anche nelle
vicinanze di Mezzano e di Pedriano.
(7) Sac. Dott. C. Amelli: "La battaglia di Marignano detta
dei Giganti". "Parecchi feriti Svizzeri si erano portati nella
distesa di Mezzano per avere le prime cure, ed i più gravi vi morirono.
I Francesi, a differenza degli Svizzeri, erano più vicini a Melegnano,
e ne approfittarono perch� vi portarono i loro feriti più bisognosi di
cure".
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