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La Battaglia sui libri

Georg Thurer
Guido Calgari

Marignano,
fatale svolta della
politica svizzera

Alcuni fatti e alcune
riflessioni per i
giovani Confederati,
nel 450° della
battaglia 1515-1965

1965
Comitato per la celebrazione
del 450° di Marignano
Talacker 16, 8022 Zurich
Composizione, stampa e
rilegatura: Huber & Co. AG,
Frauenfeld.
Zincotipi: Schwitter AG. Zurich
Stampato in Svizzera.

Verso la riflessione
Ma l'umanesimo era anche, nell'intimo, un ritorno al paganesimo - Ulrico Zwingli lo comprese subito - ai beni, alle gioie della terra. Se da un lato esso determinò un maggior piacere nella vita materiale, il gusto per ciò che è terreno e prezioso e squisito, dall'altro segnò un allentarsi della disciplina morale, cioè della concezione cristiana dell'esistenza, onde l'insorgere della Riforma e, successivamente, della Controriforma cattolica. La rivolta dello Zwingli cominciò appunto quale campagna contro il mercenarismo corruttore, continuò quale protesta contro l'ignoranza del clero campagnolo, per attaccare finalmente l'ordinamento della Chiesa e il dogma. La Chiesa era in quel tempo vulnerabilissima: il Pontefice offriva l'esempio di una politica terrena materialistica, egoista, volta a vantaggi personali e di famiglia e l'esempio, sopra tutto con Giulio e con Leone, di uno sforzo dispendioso rivolto a fare di Roma una capitale splendente di tesori artistici, di sfarzo, di eleganza, ma anche di lusso e di piaceri.
Ai soldati che rientravano avviliti dalle campagne mercenarie, il riformatore di Zurigo, deluso anche dalle ragioni degli umanisti, chiedeva instancabile: "Che cos'hai tu, che cos'abbiamo noi tutti di cristiano, tolto il nome?" Dalla cultura dell'epoca egli rifuggiva ormai per rifugiarsi nella religione pura, negli episodi del vangelo. Dal 1519, inizio della sua missione quale parroco del Duomo di Zurigo, comincia la lotta per la Riforma nella Svizzera alemannica, sulla base di quel Nuovo Testamento che Erasmo da Rotterdam aveva pubblicato in accurata lezione greca e che Zwingli intendeva recare tra il popolo, nella lingua stessa del popolo.
Ma anche dall'altra parte, quella cattolica, venne avviata dopo non molti anni una riforma, precisamente la "riforma cattolica o controriforma"; si propose essa di rinvigorire il corpo della Chiesa, la disciplina interna, la morale cristiana, le basi stesse dell'insegnamento, cioè di fissare la dottrina nelle sue radici dogmatiche e nei sacramenti. Uno dei suoi propugnatori più infuocati e illuminati fu San Carlo Borromeo che si preoccupò moltissimo delle relazioni tra Chiesa e Confederazione; per preparare meglio il clero svizzero, il Borromeo fondò a Milano il "Collegium Helveticum" che dotò liberalmente, con sacrificio di una parte delle ricchezze della sua illustre famiglia.
Riforma e Controriforma agirono entrambe quali moralizzatrici della vita in Svizzera, richiamando i Confederati a certa serietà e a certi reciproci impegni, e, nell'esaltare i motivi dell'antica alleanza, rammentando loro i doveri delle vita cristiana e della modestia.
Un altro genere di modestia cominciò ad essere oggetto di riflessione. "Dopo Marignano e la pace perpetua, la Confederazione passò dalla sua secolare politica aggressiva ed espansionistica ad un atteggiamento difensivo" (Dürr); l'espansione territoriale aveva avuto uno sviluppo organico, secondo il carattere federalista dei Cantoni, favorito dall'innato valore militare e variamente guidato da ragioni economiche e commerciali. L'influsso politico in Italia durò fin che i due gruppi (il centrale e l'occidentale, San Gottardo e Borgogna) si accordarono. Per questo "in sé, la politica milanese non era stata un errore … come non erano state una caricatura nazionale e militare le vittoriose campagne contro l'Austria, la Borgogna, l'Impero. Gli stessi sforzi fatti incessantemente e con vario risultato dalle grandi potenze europee per conchiudere alleanze con i Confederati costituiscono una prova oggettiva del valore militare di questi ultimi e della loro importanza politica" (Dürr).
La pace del 1516 significa quindi rinuncia a una politica europea. Si stavano formando (o già s'erano formate) le nuove grandi realtà nazionali europee: Francia, Spagna, Inghilterra, Svezia, Russia, ecc. Con l'alleanza di Friburgo e con la conquista delle terre ticinesi, la Confederazione inglobava nel suo corpo terre e genti di altra nazionalità, d'altra lingua e concezione di vita; il partecipare alle guerre europee di predominio avrebbe significato un trasportare nell'interno del corpo confederale i motivi di discordia che agitavano le monarchie nazionali dell'Europa, quindi un mettere costantemente in pericolo l'assetto confederale. Talune frontiere nazionali erano state raggiunte: il Reno, il Giura, la regione dei laghi insubrici; perdurare in una politica ambiziosa di espansione poteva spingere allo scioglimento della Lega. Col tempo, siffatte considerazioni si fecero strada negli animi degli Svizzeri, così che essi giunsero a una politica di "astensione" dai conflitti europei, che tre secoli più tardi si sarebbe definita politica di "neutralità" e sarebbe stata contrattualmente imposta alla Svizzera con il Trattato di Vienna e di Parigi del 1815.


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