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La Battaglia sui libri

Georg Thurer
Guido Calgari

Marignano,
fatale svolta della
politica svizzera

Alcuni fatti e alcune
riflessioni per i
giovani Confederati,
nel 450° della
battaglia 1515-1965

1965
Comitato per la celebrazione
del 450° di Marignano
Talacker 16, 8022 Zurich
Composizione, stampa e
rilegatura: Huber & Co. AG,
Frauenfeld.
Zincotipi: Schwitter AG. Zurich
Stampato in Svizzera.

I compiti del piccolo Stato
Oggigiorno, nello spazio di ventiquattr'ore - quanto durò la battaglia di Marignano - si può compiere almeno quindici volte il giro intorno alla terra; i cosmonauti lo hanno dimostrato. Ci si domanda, allora: il piccolo Stato neutrale ha ancora una ragione d'essere e una giustificazione?
Se la si misura a metri quadrati di superficie, la Svizzera è soltanto la duecentesima parte del Brasile, essa ha soltanto la seicentesima parte della popolazione della terra. Ai fanatici della carte geografiche e delle statistiche non è lecito tuttavia d'includere nei loro calcoli certi valori che possono essere riscontrabili nel piccolo Stato quanto nell'immenso impero (e magari più e meglio nel primo che non nel secondo).
Indichiamone alcuni. Nel piccolo Stato, il cittadino può scrutare le vicende della vita statale più accuratamente. Egli si sente parte viva dello Stato, perciò assume più volentieri le sue responsabilità. Non è smanioso di potenza e, invece, è propenso alla pace e alla comprensione. "Il piccolo Stato - diceva Jacopo Burckhardt - non ha in fondo nient'altro che la libertà, ma con quella riesce a equilibrare i vantaggi, addirittura la potenza dello Stato grandioso"; il filosofo della storia ha ragione. L'Attica antica, la Firenze dei Medici, il ducato di Sassonia-Weimar che ricorda Goethe e Schiller non erano più vasti né più popolosi di un nostro Cantone; eppure, videro fiorire dentro i loro confini una civiltà che nessun impero gigantesco potè eguagliare. Lo storico delle Costituzioni svizzere, Carlo Hilty, e il presidente Giuseppe Motta hanno più volte affermato: "A un piccolo Stato un solo orgoglio è possibile: rivaleggiare con le grandi potenze nell'ardua ricerca della grandezza morale".
Non è soltanto utile per l'Europa, ma per il mondo intero, che gli Svizzeri sappiano consrvare la loro pace interna, mostrare l'esempio di una leale collaborazione tra genti di stirpe e di lingua diversa, far primeggiare l'educazione democratica che è spirito aperto, abitudine alla discussione e alla tolleranza, rispetto per le opinioni degli altri. Si è detto "educazione democratica"; lo affermò già Enrico Pestalozzi, il buon genio della vita elvetica, il confederato più noto nel mondo: "Senza educazione politica, il popolo che diciamo sovrano è un ragazzo che scherza col fuoco e mette in pericolo la casa di tutti". E' appunto nell'educazione alla vita politica e sociale che il grande educatore ravvisava il contributo spirituale della Svizzera alla civiltà umana.
Se intende compiere codesta missione educativa, il piccolo Stato non deve conoscere soltanto il diritto all'esistenza, ma il dovere di lavorare per la vita dell'umanità e per il suo progresso. Così la nostra Patria potrà conservare il suo volto e il suo valore, anche nell'avvenire.


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