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Inganni
don Raffaele
Origini e vicende della
Cappella Espiatoria Francese
a Zivido, presso Melegnano
(1515-1606) (1639)
Milano, Stabilimento Tipografico
Ditta Giacomo Agnelli
nell'orfanotrofio Maschile, 1889
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Nota
2
Il Giovio, nella sua Storia al lib.XV cos� scrive in proposito a questo
esercito: "Francesco fece per tutta la Francia una grande moltitudine
di cavalleria. Perciocch� non vi fu alcun cavaliere pure un poco conosciuto,
n� feudatario, o provisionato de’ tempi passati, il quale per impedimento
veruno o d’et�, o di particolar faccenda, si reputasse d’avere
assai giusta cagion di scusa, si che non fosse tenuto di servire in quella
impresa. Et ci� facilmente si faceva: perciocch� Francesi non pure strettissimamente
ubbidiscono a’ Re loro, ma gli riveriscono ancora, come se fossero
molto più che uomini; et anno per cosa infame et vergognosa il rimanere
a casa; tenendo per certo, che essi giustamente muovano guerra, et sempre
con certa ventura vadano ad acquistar vittoria. Et anco tutti i Francesi
per antico costume di quella natione, attendono molto alla militia da
cavallo; nella qual parte di forze, parte per l’incredibil consentimento
della lor moltitudine, et parte per numero et per valore, vincono l’altre
nationi; s� come nella fanteria, poco sufficiente a sopportare le fatiche
della milizia et non molto esercitata, ch’� l’una delle due
parti della guerra, a questo tempo massimamente, sono stimati valere assai
poco. Fu fatta la rassegna d’intorno a quattro mila uomini d’arme,
ciascuno de’ quali menava seco tre cavalli. I cavalleggieri furono
da ottomila; et tutta questa gente diede in governo a Carlo di Borbone,
Principe de Boij, et Arverni: avendolo poco dianzi per lo splendore della
famiglia, et per l’esperienza di guerra fatto gran Connestabile,
il quale onore Lodovico Undecimo, condannato et fatto morire il Conte
di San Paolo, et ribellandosi ancora i baroni della Francia, aveva levato
via come a’ Re sospetto et spaventoso. Assold� poi con molti denari
tanta fanteria, in ogni paese di quella qualità d’uomini, che con
egual gloria di virt� pareva, che potessero contrastare con gli Svizzeri,
quanto altro mai o Re, o Imperatore a’ tempi nostri avesse in un
campo solo. Perciocch� Roberto della marca, il quale era uomo di autorit�
grandissima, et Cralo di Gherl, Duca di Cleves, facendo gente di quella
parte di Lamagna, la qual tocca il Rheno, e il paese della Borgogna, avevano
armato più di quaranta compagnie. L’un de’ quali mand� Fioranzo
suo figliolo, il quale dicemmo, ch’aveva ricevute onorate ferite
nel petto a Novara; altro, perch� essendo stato sollevato con l’aiuto
et con le forze de’ Francesi in una lunga e difficil guerra, la quale
s’era fatta con l’Imperatore, et co’ Tedeschi di Lamagna
alta, desiderava di rendergli eguale servigio e di far prova degna della
fama del suo valore, venne in campo a ritrovar Francesco et men� seco
una legione di sodati vecchi, riputati molto valenti; la quale per lo
colore delle insegne, si chiamava la banda nera. Perciocch�, col singolare
valore di questa gente, essendo essi tutti uomini valorosi, molti anni
aveva difeso il suo paese, et s’aveva acquistato grandissimo nome
nelle cose di guerra. Pietro Navarro, ancor’egli con singolare affetione
assold� circa a venti insegne di fanteria di Ghiennesi, di Guasconi, et
di Biscaglini, et di quelle nationi ch’abitano su monti Pirenei.
Eran costoro una grandissima parte di balestrieri, et scopettieri; ma
per� qualità di soldati pacientissimi della fatica, animosi, espediti,
e molto destri; i quali in difendere, et in combattere le citt�, et in
ogni straordinaria fattione di guerra, con diversa sorte di virt�, si
procacciavano egual gloria di milizia co’ Tedeschi, avvezzi a combattere
alla campagna con ferma, e stabile ordinanza. Perciocch� il Navarro essendo
stato fatto prigione a Ravenna, e menato in Francia, et non l’avendo
mai Ferrando per tante occasioni di pace riscosso, per la nemist� ch’egli
s’aveva acquistata al Cardona, per le disgrazie di quella giornata,
piuttosto per dolore della ingiuria, che per tedio della prigione, s’era
in tutto levato dalla amicizia del Re di Spagna. Onde poi si liber� dal
giuramento militare, et volontariamente per pubblico contratto rinunci�
quelle castella di Terra di Lavoro, le quali gli erano state donate per
le prodezze fatte nella guerra di Napoli, per servire più liberamente
il re Francesco, il quale gli dava la libert�, et per vendicarsi della
ingiuria fresca, rinuntiato gli antichi dominii. per le quali cose Francesco
approvando le virt�, i consigli di quello accortissimo uomo, riscossol
co’ suoi danari, lo tenne appresso di s� in onore; e gli diede il
governo d’una gran parte dell’esercito. Mand� poi innanzi a
Granopoli (Grenoble), et alle Alpi più basse, tanta quantit� d’artiglierie
grosse, et piccole, quanto poteva bastare a due grossi eserciti. Vi fu
uno incredibil numero di carrette et di carri, su quali erano portate
palle di ferro, gran quantit� di polvere d’artiglierie, oltra di
ci� picconi, pale e ferramenta di ogni sorte; et altri presidii, accomodati
a domar l’asprezza delle strade, et tutto questo apparecchio era
tirato dalla perpetua fatica di cinque mila cavalli, et con alquanto maggiore
spesa, ch’altrui non avrebbe creduto. Perciocch� i Francesi per usanza
loro non mettono sotto alle carrette cavalli deboli, o tutti quegli che
la sorte gli para davanti; ma di quei che non sono domati, et de più gagliardi
che possono avere; e con gran prezzo li comprano e li pascono; acciocch�
con le loro forze grandi, e con maravigliosa prestezza ancor si possono
vincere le difficolt� di tutti i luoghi. Hanno anche in grande onore i
maestri, et gli aggiustatori dell’artiglierie, per la singolar maestria
di quella arte acquistata per lungo uso, e con grandissimi pericoli ancora;
et danno loro grosse paghe. Et hanno ordinato per tutta la Francia gran
moltitudine di giovani, i quali con diligenza attendono a questa cosa,
et imparano l’arte da’ vecchi, e di mano in mano s’acquistano
lo ordine, et le provisioni de’ maggiori; et per la liberalit� de’
re alla virt� non manc� mai luogo, n� agli uomini eccellenti grossi salari,
cos� a tempo di pace come di guerra. Et con queste loro usanze non risparmiando
mai denari; essendo essi in queste parti di forze di grande spavento a
tutti, facilmente et spesso s’hanno acquistato notabili vittorie
de’ fortissimi nemici. Perciocch�, quantunque gli Spagnoli, gli Italiani,
et l’altre nazioni abbiano imparato a fondere, et gettare l’artiglierie
con artificio, et con gran leggiadria, et n’abbiano apparecchiata
a ordine una gran munitione, non di meno al bisogno poco felicemente se
ne servono, massimamente per la tardit� e pigrizia de’ buoi, che
spaventati della grandezza della spesa essi adoperano in iscambio di cavalli,
et anco per ignoranza e carestia di coloro, che li governano, perciocch�
pochi et difficilmente si ritrovano coloro che vogliono mettersi a manifesti
pericoli della vita, se non sono loro dati premi grandi. Seguit� anche
il Re, che veniva alla guerra, una grossa banda di fani venturieri, desiderosi
di rubare, sotto certe insegne et Capitani; et con esso loro d’intorno
a tremila contadini guastatori, pagati per nettare et spazzare le strade.
Oltre di ci� seguitava il campo un gran numero di mercatanti, et di vivandieri,
et di osti, i quali per pubblico e privato consiglio menavano una grande
quantit� di bestiame, di vettovaglie et di cose da vendere".
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