La Battaglia sui libri

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Inganni don Raffaele

Origini e vicende della
Cappella Espiatoria Francese
a Zivido, presso Melegnano
(1515-1606) (1639)


Milano, Stabilimento Tipografico
Ditta Giacomo Agnelli
nell'orfanotrofio Maschile, 1889

Nota 3

Il Giovio cos� descrive il passaggio de’ Francesi attraverso le Alpi: "Partendo adunque da Embrun Borbon, e il Triulzio, i quali guidavano l’avanguardia, fatta provvisione di vettovaglia per cinque giorni, giunsero a S.Clemente, et S.Crispino, terre fra le montagne. Quindi sotto la man sinistra lasciato il monte Ginevra, l’esercito pass� a guazzo la Durenza; e fatti gli alloggiamenti a Gilestra, et passato poi il monte Avalsio, con gran fatica giunsero alla balza di S.Paolo. La quale perch� era dirupata, et malagevole molto da passare, con incredibile prestezza apersero col ferro, e menarono oltre l’artiglierie. Il d’ seguente calarono nella valle di Barcellonetta. Questa valle impedita da sassi grandi et d’asprissimi poggi che vi sono interposti, metteva disperazione grande nell’impresa. Perciocch� bisognava tagliare con picconi, et con scuri quei colli di sasso, e spianare l’erte; e non potendosi servire in nessun modo per quelle balze de’ cavalli, l’artiglierie s’avevano a portare su le spalle de’ soldati. In questo mezzo elle s’attaccavano con funi grandi tirate a gli scogli, et a tronchi degli alberi, et con gran meraviglia di tutto l’esercito tiravano con macchine che si volgevano, e col beneficio de gli argani d’una balza all’altra, essendovi poste in mezzo profondissime valli. Et anco in alcuni luoghi fornivano i lati pelle balze ignude, dove vi mancava la via, messovi sotto di grossi e securi puntelli, et frapostovi delle travi, et oltra di questo ancora, postovi sopra, spinatovi delle fascine di sterpi, del terreno, et delle zolle, facevano strade sospese alle carrette che passavano. Et cos� con meravigliosa industria degli artefici, et con singolar fatica de’ soldati, menarono tutte le bagaglie dell’esercito nell’Argentiera. Il giorno seguente dalle terre di Larchia et d’Ebergia, tutto l’esercito cal� nella valle dell’Astura, dove con ugual artificio di guastatori rotto, et cavato di smisurate pietre domarono, et spianarono la montagna di Piediporco, la quale tagliava la valle per mezzo, et faceva asprissima la via. Da Piediporco ad Avenna et quindi al Sambuco…"

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