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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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Pattuglie
a San Donato
Era nei piani prestabiliti che l'armata dovesse farsi sotto verso la città,
sempre sul terreno che stava fra lo stradale di Lodi ed il fiume Lambro,
quel terreno che a farlo apposta come abbiamo già detto, era tutto
di proprietà di casa Brivio, fertilissimo, ben coltivato ed irrigato,
e che la Provvidenza, nei suoi imprescrutabili disegni, aveva permesso
che venisse devastato dai belligeranti in tutta lunghezza.
Mandò pertanto il Re a San Donato a scegliere i nuovi alloggiamenti
ed a tastare un po' il polso al nemico rinchiuso in città. Eravamo
giunti al mattino del 13 settembre che era di giovedì: la giornata
fatale.
Uscirono in avanscoperta con alcune lance il gran mastro di Francia ed
il visconte de la Tremouille; Fleuranges nelle sue memorie dice di esserci
andato lui pure insieme al conte di Sancerre. Perlustrarono l'abitato
di San Donato e quello di Chiaravalle; quindi Boisy rientrò a Santa
Brigida e La Tremouille andò coi suoi cavalieri fino sotto porta
per sentire nuove degli Svizzeri.
Era l'ora in cui quelli stavano ancora parlamentando fra di loro: "parte
aborrenti dalla guerra, gli altri alieni dalla concordia, si facevano
spesso consigli e tumulti". Qualcuno girellava anche nei pressi di
porta Romana; vi fu una scaramuccia coi Francesi e qualche morto, ma soprattutto
vi fu per questi ultimi la notizia certa che gli Svizzeri stavano per
mettersi in movimento.
Il Cardinale di Sion, per tagliar corto alle discordie e per tema di ulteriori
complicazioni, fece fare la radunata dei suoi compatrioti a suon di tamburo
e postosi in cattedra in mezzo aloro, li arringò con parole infuocate
e bellicose, incuorandoli alla battaglia.
Il Fleuranges ed il Sancerre, stando a San Donato, udirono sparare dalla
parte di Milano alcuni colpi di colubrina. Voltarono i loro destrieri
e, speroni nella pancia, si diressero al gran galoppo verso Santa Brigida,
dove il Fleuranges abbordò subito il Re.
Questi, che stava nella sua stanza provandosi una nuova e meravigliosa
armatura di Guascone, e chissà quali addomesticate notizie gli
avevano fatto propinare all'ultimo momento i parlamentari svizzeri che
stavano presso di lui al campo, in un impeto di gioia saltò al
collo del suo grande amico dicendogli: abbiamo la pace con gli Svizzeri;
occuperemo Milano senza dare battaglia!
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