|
Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
|
I
francesi attendono il nemico
Il Fleuranges ebbe un gran da fare a calmare il Re ed a convincerlo della
dura realtà; c'era tuttora a Santa Brigida il duca Bartolomeo d'Alviano,
comandante delle forze veneziane, venuto a prendere ordini, e l'ordine
del sovrano fu immediato: "Je vous prie d'aller en diligence faire
marcher votre armée!". Indi spedì Montéreal
Bonyn ad avvertire tutto l'esercito che si mettesse in arme e si tenesse
pronto alla imminente battaglia.
Il Connestabile ed il Trivulzio si trovavano in quel momento alla chiesa
di San Giuliano, estremità sinistra del loro schieramento, e da
alcuni pionieri che stavano spianando dei fossi lungo lo stradale per
facilitare il passaggio delle genti a cavallo, vennero informati che dalla
parte di Milano si vedevano alzarsi grosse nuvole di polverone; lo stesso
disse il capitano Combaud, nonchè il La Tremouille, il quale, dopo
la scaramucci di porta Romana, era rientrato agli accampamenti a briglie
sciolte.
Ma si vede che il Connestabile non era sufficientemente convinto di queste
notizie, perchè si mise tranquillamente a tavola, finchè
non giunse un certo Michele Strada lombardo, una spia che egli aveva al
suo servizio. Questi si avvicinò al duca di Borbone e gli sussurrò
in un orecchio che aveva visto coi propri occhi gli Svizzeri in marcia
sulla strada tra Milano e San Donato ed egli aveva attraversato di corsa
i campi per precederli e gli mostrò che si era bagnato fino alla
cintola nel passare i fossi.
Il Connestabile buttò all'aria la tavola già imbandita e
schizzò via come un gatto: il Re, già informato dal Fleuranges,
gli trasmetteva l'ordine che sappiamo e più tardi gli inviava il
suo scudiero Dampierre per sentire le ultime nuove; questi ritornò
dicendo che l'avanguardia era pronta per la battaglia.
Il Momento era terribile: Francesco I Re giovanissimo, ma effettivamente
per natura dotato di grande coraggio, indossò la sua armatura sopra
di cui mise la sopraveste azzurra dai gigli d'oro. Quindi, senza elmo,
montò il suo cavallo, un grande cavallo di battaglia che aveva
la gualdrappa ricamata a fiordalisi alternati dalla sigla reale sormontata
dalla corona, e seguito dai suoi scudieri si avviò verso le truppe
d'avanguardia, percorrendo le loro file ed incuorandole al combattimento
ed alla vittoria.
Poi si mise in testa l'elmo dal gran pennacchio, e con la lancia in resta,
si pose in mezzo ai suoi uomini in attesa del nemico.
|