La Battaglia sui libri

Giuseppe Gerosa
Brichetto

La Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano

Milano, 1965

La strage dei nobili

     Meno alcuni noti capitani già citati, secondo il Guicciardini, da parte svizzera non si perdettero esponenti di famiglie illustri, mentre l'armata francese pagò la vittoria col fior fiore della sua nobiltà, principi di sangue reale, feudatari e signori d'antica schiatta.
Il principe Claudio di Lorena conte di Guisa, dell'età di 18 anni, comandava un coprpo di truppe tedesche della Gheldria che avevavno posto condizione di partecipare al combattimento solo ai suoi ordini. Durante la battaglia ricevette fino a ventidue ferite e fu rovesciato dal suo cavallo; lo scudiero Adam gli fece scudo col suo corpo agli ulteriori colpi dei nemici, incontrando eroica morte; il principe fu trovato dopo sotto un mucchio di cadaveri e lo portarono alla tenda di suo fratello Antonio; affidato alle cure dei chirurghi potè guarire dopo diversi mesi.
Tornato in Lorena fece un pellegrinaggio a piedi al santuario di San Nicola presso Nancy rivestito della stessa armatura che portava a Marignano, ed in quella foggia si fece ritrarre nel marmo in figura di orante presso un pilone della basilica.
I feretri dei nobili vennero tumulati provvisoriamente nel cimitero della chiesa di Santa Maria in Zivido, per essere poi sistemati nella cappella votiva che il Re aveva in animo di erigere in memoria dei morti della battaglia. Venne provveduto invece a far imbalsamare le salme del duca di castelleraud, del conte di Sancerre, del principe di Tamont, dei signori d'Himbercourt, di Bussy e di Roye, che racchiuse in casse di piombo, furono trasportate in Francia e tumulate nelle rispettive tombe di famiglia.
Sul campo fu eretto un tumulo in memoria di Adriano di Brimeau signore di Himbercourt ed i suoi compagni d'arme gli fecero apporre questa iscrizione: "Ubi bonos partus - ibi tumulus erectus".
Scrive il Guicciardini che il Re fece celebrare per tre giorni solenni Messe sul campo: "la prima per ringraziare Dio della Vittoria, l'altra per supplicare per la salute de' morti nella battaglia, la terza per pregarlo che concedesse la pace".


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