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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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Il
trombettiere Cristoforo
Il Re di Francia perdette nell'incendio del castello di Zivido un gentiluomo
che aveva la carica di portare la sua cornetta; risulta per� che durante
la battaglia si serv� di un trombettiere italiano, un certo Cristoforo,
i cui preziosi servigi non sfuggirono ai cronisti testimoni oculari del
fatto d'arme: "Le Roy avoit evecques lui ung trompette italien nomm� Christophe,
qui le servit merveilleusement bien, car il demeura toujours auprés
du Roy".
Egli stava sempre a fianco del Re e ci dava dentro con tanto fiato che
la sua tromba si sentiva al di sopra di tutte quelle del campo, dimodochè
ognuno sapeva dove si trovava il sovrano.
Le descrizioni degli storici sono abbastanza dettagliate e ricche di particolari
per cui possiamo farci un'idea del combattimento allo stesso modo che
se vedessimo un grande quadro od una di quelle famose stampe popolari
od oleografiche da cui non sappiamo staccare la nostra immaginazione la
quale conserva la indimenticabile impressione visiva di un avvenimento.
Ma la nostra fantasia può portarci ben oltre quella visione orrenda
di nebbia, fuoco, fumo, oscurità, con cui il Gaillard vuol sintetizzare
il quadro della battaglia verso la notte del 13 settembre, ed a quel quadro
dobbiamo aggiungere il fragore delle artiglierie, le grida ed i lamenti
dei feriti, il nitrito dei cavalli colpiti dalle armi o spaventati dal
fuoco e dagli scoppi, e soprattutto gli urli feroci dei fanti dalle due
parti che si eccitavano e si infilzavano e gli incitamenti dei loro capi
ed i segnali delle trombe che riunivano man mano gli sbandati drappelli
e le sbaragliate bande.
Il gaillard scrive che gli Svizzeri non avevano nè trombette nè
tamburi, ma noi invece abbiamo sentito sonare il tamburo degli Svizzeri
quando si misero a raccolta per ascoltare la concione del cardinale ("il
fist sonner le tambourin" scrive il Fleuranges), e quando giunsero
in vista del nemico diedero il segnale dell'attacco dando fiato ai loro
corni ("il fist sonner le cornet de boeuf, et celui d'Onderwalden
qui s'appelle le cornet de vache").
Il "cornet de boeuf" era una specie di corno nazionale, ricavato
dalle corna di bue selvatico, e come precisa il Giovio, fornito di argento
lavorato alla bocca.
Si combatteva per il possesso del ducato di Milano da parte di due eserciti
stranieri: gli Svizzeri erano, è vero, assoldati dallo Sforza,
ma la signoria di quest'ultimo, fantomatica ed inefficiente, aveva tutte
le probabilità di scomparire presto o tardi comunque fossero andate
le cose. Ecco perchè i Milanesi cercavano di parteggiare il meno
possibile per i due contendenti, come dimostra il fatto che l'apporto
delle forze nostrane al conflitto è stato veramente trascurabile.
Succede però che c'è sempre della gente che dal menar le
mani ne cava qualche profitto, epperciò quando passa un esercito
per la strada, qualcuno si attacca dietro a titolo personale, senza magari
sapere bene in pro o conto di chi si va a combattere.
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