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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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Il
cavallo di Baiardo
Ed il cavalier Baiardo? Quali prodezze non avrà compiuto sulle
rive del Lambro, come già in tutte le contrade dove divenne celebre,
ultimo rappresentante dell'ideale cavalleresco, ed in tutte le battaglie
dove passava come una folgore, eroe delle singolar tenzoni, baluardo contro
gli assalti di numerosi nemici!
Essendogli rimasto ucciso il cavallo fra le gambe durante una violenta
carica, gliene fu apprestato un secondo, col quale si avventò nuovamente
contro i ranghi Svizzeri dalle lunghe picche abbassate; una di queste
ferì il destriero che inferocito dal dolore si lanciò al
galoppo sfrenato trasportando il suo cavaliere in una vigna. Perse le
briglie non potè trattenerlo finchè non andò ad impigliarsi
fra dei filari di viti, dove stramazzò al suolo.
Il Baiardo si buttò allora lungo un fosso sul fianco dello schieramento
nemico e riguadagnò a piedi i suoi reparti, dove il duca di Lorena
gli fece imbrigliare un terzo cavallo, il famoso "Le Carman"
che si era distinto già alla presa di Brescia, come anche alla
battaglia di Ravenna. Ivi aveva ricevuto due colpi di picca nei fianchi
e ben venti ferite alla testa, per cui fu abbandonato come morto sul campo.
Qualche giorno dopo fu trovato che si strascicava nitrendo e cercando
il suo padrone, il "bon chevalier", il quale lo fece curare
e guarire.
La storia è sempre molto amena se si va a ficcare il naso in fondo
alle pieghe dei grandi avvenimenti e farne saltar fuori degli aneddoti;
"le Carman" era un cavallo ammaestrato che se gli si abbandonava
la briglia e lo si eccitava alla voce, correva a prendere una spada fra
i denti e la portava a Baiardo; un destriero celebre insomma che ha calcato
questi nostri campi tra Melegnano, San Giuliano e San Donato e che consacriamo
alla storia, come il famoso Bucefalo di Alessandro Magno, al cui nome
il suo padrone intitolò perfino una città.
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