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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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L'investitura
della cavalleria
Narrano gli storici che al termine del combattimento tutti i principi
si fecero d'attorno al Re rendendo omaggio al suo valore ed alla sua bravura
e vollero che egli fosse creato cavaliere sul campo; aderì il Re
a questo alto riconoscimento ed ordinò che l'investitura gli fosse
fatta dal signore di Bayard il cavaliere senza macchia e senza paura,
l'ultimo ed il più degno rappresentante della concezione medioevale
dell'umanesimo delle armi oramai in tramonto.
Il Baiardo piegò il ginocchio davanti al sovrano e gli offrì
la spada pronunciando l'orazione tradizionale con cui da un giro immemorabile
di secoli gli accoliti venivano iniziati alle regole dell'onore e della
cortesia; ed il Re cingendo l'arma rispose al cavalier Bayardo con nobili
parole che Champier ci ha tramandato nelle sue memorie.
La battaglia sarebbe durata il giorno 13 settembre dalle ore cinque del
pomeriggio fino verso mezzanotte, ed il 14 dall'alba fino alle due del
pomeriggio. "Le Roy et l'armée furent vingt huit heures à
cheval, la lance au poing armez et sans manger".
Fu a conclusione della giornata che il Trivulzio avrebbe pronunciato la
celebre frase "la sanguinosa battaglia essere stata non d'uomini
ma di giganti, sicchè le diciotto battaglie campali, in che si
era egli trovato, a apragone di questa chiamar si poteano giuochi da fanciulli"
e così il nome di "Battaglia dei giganti" passò
alla storia per indicare il combattimento di Marignano.
Si misero a raccolta tutti i principi e cavalieri per scortare il Re che
si allontanava dal campo, quando giunsero il duca di Savoia col gran Bastardo,
il maresciallo di lautrec col fratello e gli altri, di ritorno da Gallarate
riportando gli scudi d'oro con cui avevano inutilmente tentato di convincere
gli Svizzeri ad evitare il combattimento.
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