La Battaglia sui libri

Giuseppe Gerosa
Brichetto

La Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano

Milano, 1965

L'armata a San Donato

     Secondo le notizie del Le Moyne fu posto il campo a San Donato la mattina del 16 settembre ed il Re prese alloggio in un palazzo dietro la chiesa del luogo che sarebbe il cascinale del podere ore del conte di Carpegna Brivio; come al solito il nostro cronista, "mi-prosateur mi-poète" come lo chiama de Laurière, descrive la cascina di San Donato: "une très belle cassine, grande longe et spacieuse en laquelle avoit des belles estalles pour escuiries". Altri cronisti invece indicano Chiaravalle come località in cui si trasportò il Re quando lasciò Santa Brigida.
Il Connestabile colle avanguardie dell'esercito si accampò in una località vicina, probabilmente Triulzio o San Martino.
Quel pomeriggio giunsero al campo reale centosettanta cavalieri milanesi accompagnati da diciotto oratori, i quali fecero atto di ampia sottomissione al Re e gli presentarono formali scuse per aver mancato alle promesse di Boffalora perchè le dure necessità del momento avevano costretto la città a piegarsi alle circostanze. A Boffalora essi avevano invitato Francesco I a ritardare di otto giorni la sua venuta a Milano, e nel frattempo lo avrebbero aiutato con vettovaglie. Il che non fecero menomamente; anzi avevano lascito libero il passo agli Svizzeri di alloggiare e di rifornirsi.
Giunse frattanto la notizia che le truppe spagnole attestate sulle sponde del Po si erano messe in movimento; il vicerè Raimondo di cardona incitava i papalini a continuare la guerra ed a far richiamare gli Svizzeri. Lorenzo de' Medici, comandante delle forze pontificie non si muoveva e faceva invece pressioni perchè il Papa venisse ad un accordo col Re di Francia, il quale aveva già messo in moto il maresciallo Lautrec con settecento lance in direzione di Piacenza.
A Milano il duca Massimiliano si poteva considerare come un topo in trappola; non gli rimase che rinchiudersi nel castello insieme con Giovanni Gonzaga e Gerolamo Morone. Il cardinale di Sion, nel lasciare la città gli mise a guardia mille fanti svizzeri e cinquecento milanesi, "con dargli fede in termino de trenta giorni de soccorergli" (Prato); immaginiamoci: il conte di navarra con i suoi Guasconi ed alcune artiglierie, la notte stessa del 17 fu inviato a porre l'assedio al castello, e cominciò talmente a rosicchiare le mura che in quindici giorni la resa fu inevitabile.


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