|
Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
|
La
sorpresa del Pontefice
L'annuncio dato dal cardinale di Sion la sera del 13 settembre all'inviato
di basilea, nonchè le voci che circolavano intorno a San Donato,
San Giuliano e Melegnano durante il primo attacco degli Svizzeri ed i
loro impetuosi iniziali successi, si trasformarono presto nella notizia
della vittoria dei collegati, notizia che in un baleno si diffuse per
tutta Italia e specialmente a Roma, dove si fece gran festa, con fuochi
di gioia e sparo di mortaretti ("ou des feux de joie avoient été
allumées").
L'ambasciatore francese alla corte pontificia, Luois de Forbin signore
di Liliers du Lac, consigliere e ciambellano del Re, naturalmente non
ne sapeva nulla; ma il papa, che non stava più nella pelle dalla
contentezza, lo lasciò perdere e mandò invece a chiamare
Marino Giorgi, ambasciatore della repubblica di Venezia e lo informò
giubilante che l'armata del Re di Francia era stata messa in rotta da
parte dell'esercito dei cantoni svizzeri.
L'indomani l'ambasciatore, avendo ricevute lettere dalla Signoria che
lo mettevano al corrente del contrario, e cioè che le truppe francesi,
secondate da quelle veneziane avevano battuto completamente gli Elvetici,
si precipitò dal papa ed insistette di farsi ricevere nonostante
che quegli fosse ancora a dormire.
Il Pontefice, sorpreso da questa visita inusitata e ad ora insolita, si
precipitò dal letto in camicia ("a moitié habillé"),
ed introdotto l'ambasciatore, apprese con grande sgomento la notizia della
disfatta degli alleati della lega.
Gli approcci furono immediati e bene accolto venne stavolta al campo del
Re il vescovo di Tricarico Luigi di canossa. Era uno dei diplomatici più
stimati alla corte pontificia: "costui ha il secrete del cuore di
Sua Santità" scriveva Baldassarre Turini di Pescia, ambasciatore
Fiorentino.
Il Papa nominò procuratore speciale per sè il Duca di Savoia
il quale presiedette alle trattative che furono condotte fra il canossa
ed il cancelliere Du Prat da parte del Re: Leone X cedeva alla Francia
Parma e Piacenza, mentre Francesco I si impegnava a non molestare i Fiorentini
e le truppe spagnole del Cardona; Bologna rimaneva al papa e le due potenze
si promettevano vicendevole aiuto nel caso di attacchi dall'esterno.
E il re d'Inghilterra? E' stranamente vero che in ogni finale c'è
sempre la nota allegra: Enrico VIII, quello delle sei mogli, apprese con
vivo dolore la notizia della vittoria francese di Marignano, dolore che
non potè nascondere e si mise a piangere come un fanciullo.
|