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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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Il
favorito di turno
Il buon Re Francesco, per consolarsi di non avre potuto cingere la corona
imperiale, pur mantenendo vivo il suo odio verso Carlo V, si adagiava
dolcemente nei piaceri, ma ben vegliava su di lui la insaziabile duchessa
d'Angoulème, la quale decise di ricuperare il ducato non solo,
sul quale si era insediato Francesco II Sforza, ma volle affidare l'impresa
al suo favorito di turno, monsignore di Bonivet ammiraglio di Francia.
Prospero Colonna, il vecchio condottiero tornato alla ribalta come comandante
generale delle forzr collegate, non sentendosi forte al punto di sostenere
l'urto di questa armata che s'incamminava verso Milano, divise le sue
forze in vari presidi e per sè tenne il comando della città,
poichè oltre tutto in Milano c'era Madonna Chiara "famosa
per la forma egregia del corpo, ma molto più per il sommo amore
che gli portava Prospero Colonna". Avete capito? Non disarmava il
gran capitano, nonostante che fosse vecchiotto ed anche malandato al punto
che "camminava in questo tempo verso la morte, non senza sospetto
di veleno o di medicamento amatorio".
Come si vede, Venere si affaccendava a tergere il sudore della fronte
a Marte durante le fatiche della guerra. Il Bonivet venne a trovarsi nei
pasticci all'assedio di Milano, perchè cadde gran quantità
di neve ed avrebbe voluto ripassare le Alpi se non fosse stato dominato
dalla paura che il Colonna gli avesse tagliata la ritirata. Perciò
da Galeazzo Visconti fece fare dei passi presso Madonna Chiara per ottenere
dal vecchio condottiero una tregua, ma invano; dovette rassegnarsi ad
andare a svernare ad Abbiategrasso, dove lo snidava in primavera il duca
Francesco II Sforza; in virtù dei suoi "medicamenti amatori"
il Colonna era già passato a miglior vita fina dal mese di dicembre.
Di questo ammiraglio Bonivet si scrive nella storia non per i suoi successi
militari, ma perchè si prese la responsabilità di forzare
le decisioni del re Francesco I a ritentare di persona la riconquista
del Milanese, riconquista che invece sfociò nella infausta giornata
di pavia del 24 febbraio 1525.
Il furore della mischia rendeva vicina la cattura del Re, mentre già
il terreno era coperto dal fior fiore della virtù guerriera dei
soldati di Francia: già caduti il Maresciallo di Chaumont d'Amboise,
La Tremouille e Sanseverino, Estore di Bourbon, i conti di Lambec e di
Guisa, il barone di Trans e il conte di Tournon, ferito il Bastardo di
Savoia. Già fatto prigioniero il Maresciallo di Chabannes, il più
bel vecchio del suo secolo: egli veniva disputato fra due Spagnoli e steso
al suolo con una archibugiata da un certo Buzart che disse: "Ebbene
dunque non sarà nè mio nè tuo". Così
finiva il famoso signore de La Palisse, che s'era trovato a Fornovo, ad
Agnadello a Ravenna e Marignano.
Si dice che il maresciallo di Foix col braccio fracassato e mortalmente
ferito si era lanciato furiosamente al galoppo cercando l'ammiraglio Bonivet
per colpirlo con l'unico braccio che gli restava e cos' morire contento
d'aver vendicato la Francia; ma cadde esausto per la grande perdita di
sangue e fu portato fuori dalla mischia a Pavia dove spirò in casa
della contessa Scaldasole.
Allora l'ammiraglio, veduta persa ogni speranza si lanciò quasi
inerme contro i Lanzichenecchi del Borbone che lo finirono.
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