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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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Il
monastero in rovina
Le chiese della Vittoria e di Sant'Eusebio, incluso nella nuova costruzione,
avevano bisogno di grandi riparazioni ed andavano in rovina, per cui l'Ospedale,
non essendo in condizione di provvedervi anche perchè gravato di
debiti contratti durante la passata epidemia, ed anche allo scopo di ricuperare
dei materiali, le fece demolire. Ricomparvero allora i padri Celestini
reclamando i loro diritti e ne nacque una causa che durò fino al
1586, ann in cui i contendenti vennero ad una composizione amichevole,
rimanendo l'ospedale consegnatario ed amministratore dei beni e proprietario
di un terzo di essi; gli altri due terzi restavano ai monaci, ai quali
però venne accollato l'obbligo della celebrazione delle ufficiature
che erano state a suo tempo stabilite per legato del Cristianissimo Re
di Francia.
Il loro rendimento deve essere stato ben modesto se l'Ospedale nel 1605
decise di vendere all'asta la sua parte. Se ne assicurò il riacquisto
la casa Brivio, che mediante alcune permute potè completarlo quattro
anni dopo anche colla porzione di spettanza dei Celestini, ed impegnandosi
a far trasportare nella sua chiesa di Santa Matria di Zivido i resti dei
morti e ad assumere l'onere della ufficiatura annuale.
Il monastero sempre decadente venne adibito ad abitazione di contadini,
poi alla fine demolito, presumibilmente intorno all'anno 1639, come risulta
dai registri parrocchiali di San Giuliano, perchè dopo quell'anno
non se ne fa più menzione. Spianati i prati, ricondotte le rogge
e le stradette campestri sui loro primitivi tracciati, nulla è
rimasto della chiesa e del monastero fondati dal Re di Francia in memoria
dei morti in combattimento, se non nei capitolati d'affitto del fondo
di Zivido, il nome dei campi sotto cui vi sono le vestigia dell'edificio:
la Vittoria e la Vittorina. Sullo stradale grande presso San Giuliano,
due pilastri fortemente pendenti insieme ad un muro che sostituisce il
cancello segnano l'imbocco del viale che portava alla cappella della battaglia
di Marignano.
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