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Giuseppe
Gerosa
Brichetto
La
Battaglia di
Marignano, uomini
e tempi delle
calate dei francesi
sul ducato di Milano
Milano,
1965
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Il
trionfo della morte
Un portichetto sostenuto da due colonnine di granito e sotto il quale
è affrescata la Madonna col Bambino: al di là della finestra
protetta da una grata si intravede l'altare che ricopre delle file di
teschi ed altre ossa esposte da tempo immemorabile alla pubblica venerazione.
I lumicini ardono sempre sul pavimento ed attraverso l'inferiata le elemosine
vangono gettate nella cappelletta tra un Requiem e l'altro di qualche
passante, o quando si apre per le rare funzioni il vicino oratorio di
Santa Maria della Neve; di fronte una stradetta porta al mulino Vettabiolo
ed a destra si va a Pedriano: l'angolo di terreno racchiuso fra le due
strade si chiama prato dei Morti.
Questi sono i Morti di Mezzano e la tradizione popolare, non suffragata
da alcun documento, vuole che si tratti dei resti dei Francesi e degli
Svizzeri, più questi che quelli, rimasti sul campo nelle due sanguinose
giornate della battaglia dei Giganti.
La domenica d'agosto in cui c'è la sagra della piccola chiesa,
vengono a frotte le genti del vicino borgo di Melegnano e dei cascinali
anche lontani: si implorano grazie con preghiere sommesse, si intercedono
guarigioni pressanti per i dolori reumatici e la "febbre fredda";
qualche donna oppressa dai mali fisici e morali alza la voce per rendere
più efficace la sua invocazione: "O morti de Mezan sberlè
un oeucc...!" (aprite un occhio!)
Le credenze popolari hanno radici profonde e la tradizione orale è
di solito infallibile. Questi resti umani, non certo colà raccolti
all'epoca della battaglia, ma levati da qualche fossa comune in epoca
posteriore, se non sono i morti in combattimento sono le vittime di una
delle tante epidemie di peste che infestarono la città e la campagna.
Già si sa che i morti di peste sono sempre stati oggetto di particolare
venerazione, ma ammesso che i teschi di Mezzano appartengano proprio ai
guerrieri rimasti sul campo di battaglia, questi si sono resi più
utili ora che da vivi; i nostri progenitori lasciarono indifferenti che
si ammazzassero fra di loro in una deprecabile strage ed ora la gente
trae al loro sepolcro a chiedere grazie dalle loro occhiaie vuote contro
i reumatismi e la "febbre fredda".
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