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Le
vicende edilizie
1.5 Ampliamento e "restauri nel primo '900: Spirito Maria
Chiapetta
Pochi anni dopo, probabilmente fra il 1902 e il 1911 (47),
su commissione di Cesare Brivio (1857-1925), primogenito ed erede
di Giacomo, l'ingegner Spirito Maria Chiapetta (48)
progetta e inizia un intervento che prevede l'ampliamento dell'ala
ovest del palazzo, il completamento del lato sud della loggia,
la recinzione della corte, alcune modifiche all'interno dell'ala
nord, il rifacimento dell'altare dell'oratorio (49).
Prima di registrare i fatti, si può tentare di cogliere
lo spirito in cui il Chiapetta conduce tale intervento. Quello,
ci pare, di una ricostruzione stilistica, non aliena tuttavia
da velleità creative. Per la sua formazione e anche per
il frenetico impegno nel lavoro, il Chiapetta non doveva essersi
posti molti interrogativi sulle teorie e sui problemi del restauro
(ma aveva visto senz'altro i lavori del Maciachini e del Beltrami
a Milano, forse quelli del Rubbiani a Bologna; e proprio in quegli
anni il Cesa-Bianchi, sempre a Milano, rifaceva in stile lombardo
San Babila). Del resto, più che restauratore, egli entra
nella storia dell'architettura lombarda minore come progettista.
A Rocca Brivio comunque opera, anche se senza precisa consapevolezza
critica, per via analogica, ma con qualche scarto "artistico",
proponendo per esempio, a "completamento" dell'ala ovest
della Rocca, un torretta che non c'è mai stata (e che comunque
non è stata realizzata) con trifora, lesene bugnate, altissimo
pinnacolo. All'interno, poi, si muove con anche maggiore libertà
e impiega disinvoltamente i materiali che gli offre il mercato.
Queste considerazioni, naturalmente, si basano non solo sugli
interventi effettivi, ma anche sui progetti. Che, come vedremo
subito, sono stati realizzati solo in parte.
L'ampliamento dell'ala ovest lo si può leggere ancora chiaramente
sulle facciate esterna e interna. Non solo viene inglobato il
terrazzo costruito da Giacomo Brivio, ma il fabbricato avanza
di un'altra campata di portico (il che implica la costruzione
di un ultimo pilastro a sud): il lunghezza si tratta di12 metri,
in volume, di un vano scale, di cinque stanze al piano terreno,
di quattro al primo piano ammezzato, di nove al primo piano, di
due al secondo piano ammezzato.
Ancora nell'ala ovest l'ingegner Chiapetta ripristina l'arco del
portale d'ingresso e apre una nuova canna fumaria in corrispondenza
dell'abside nord dell'androne, che consente la costruzione di
un camino nella stanza attigua; il camino che questa stanza aveva
già sul lato opposto viene chiuso; la sua canna fumaria
è utilizzata per un altro camino in una seconda stanza
attigua. Sempre al piano terra viene rifatto il pavimento della
sala d'ingresso, col soffitto a volte, e del vano della scala
nobile, e, al primo piano, il pavimento dell'"Anticamerone"
e della "Galleria" (50).
Infine vengono "tinteggiati a gesso e latte" i soffitti
e le pareti di alcune stanze al primo piano e al piano terreno
(51).
Il lato sud della loggia si sarebbe dovuto concludere con un portichetto
di tre arcate a tutto sesto poggianti su pilastri ricoperti di
lesene bugnate, e coronato da un architrave modulato su quello
della loggia. Questo progetto è rimasto interamente sulla
carta. Pure sulla carta sono rimasti il progetto di recinzione
del lato sud della corte, che prevedeva la costruzione di una
cancellata in ferro battuto scandita da sei pilastri ricoperti
di lesene bugnate, e, come si è detto, quello del nuovo
altare dell'oratorio.
Nell'ala nord viene ristrutturata la scala nobile e costruiti
ex novo quella di servizio e un corridoio che le collega. Il corridoio
è ottenuto riducendo con due tavolati la cucina e la stanza
attigua. Altri due tavolati a L vengono innalzati nella camera
al piano terreno che dà sulla corte, creando una stanza
dentro un'altra stanza, di cui non si riesce a cogliere la funzione
(interrogativo destinato a restare senza risposta dato che i due
tavolati sono stati successivamente abbattuti). Ad ogni piano
della scala di servizio viene costruito un piccolo bagno. Sono
"tinteggiati a gesso e latte" il soffitto e le pareti
della sala da pranzo al piano terreno (52).
Sempre al Chiapetta potrebbe essere attribuito il tamponamento
di dodici finestre del sottotetto e anche la divisione in due
vani, con un tavolato, del corpo a tre arcate cieche che collega
l'ala nord all'esedra. Attualmente un secondo tavolato di cui
si ignora l'autore lo divide in tre vani.
Non meglio conosciuti, ma certamente posteriori al Chiapetta,
sono anche l'autore, nel corpo della loggia, dei tamponamenti
delle due arcate laterali esterne e del portico a sud della scuderia,
e il costruttore dei due rustici sulla terrazza.
(da Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Dipartimento
di conservazione delle risorse architettoniche e ambientali. Anno
accademico 1990/91 - "Rocca Brivio: ricerca storica, rilievo,
manutenzione", tesi di laurea. Relatore: Prof. Arch. Alberto
Grimoldi. Correlatrice: Arch. Carolina Di Biase. Laureande: Silvia
Baldini, Diana Masarin)
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