|
La
"Via Aemilia" da "Placentia" a "Bononia":
tracciato e resti materiali.
L'opinione generale sul tracciato della via Emilia romana è
che corrispondesse all'attuale: e specialmente badando più
al suo andamento che all'insistere del piano stradale odierno su
quello antico la corrispondenza, anche da Piacenza a Bologna, può
dirsi pressochè completa.
Lo confermano le più importanti guide itinerarie romane che
ci sono rimaste: "l'Itinerarium Antonini", "l'Itinerarium
Burdigalense" e la "Tabula Peutingeriana", nonché
i "vasi di Vicarello". Le distanze che essi indicano fra
le varie città e stazioni della "Via Aemilia" equivalgono
quasi esattamente a quelle fra le località che stanno oggi
al posto delle antiche, conservando più o meno il medesimo
nome. E' vero che quei documenti risalgono ai secoli II-IV d.C.,
e che quindi essi rispecchiano il tracciato in età imperiale
avanzata, ma non v'è ragione di credere che allora la Via
avesse abbandonato la sede originaria, salvo che in prossimità
di qualcuno dei numerosi fiumi che doveva superare.
Troviamo dunque negli Itinerari, seguendo il grande rettifilo da
nord a sud, dopo "Placentia", a 15 miglia "Florentia"
cioè Fiorenzuola d'Arda, e a 10 miglia ancora più
oltre "Fidentia" (Fidenza): 25 miglia complessive equivalenti
ai 37 km che oggi separano Piacenza da Fidenza. Su queste distanze,
naturalmente accettabili, concordano "l'itinerarium Antonini"
e la "Tabula Peutingeriana"; secondo "l'Itinerarium
Brudigalense" "Placentia" e "Fidentia"
distano 21 miglia e vi è in mezzo non "Florentia"
ma una "mutatio" detta "Ad Fonteclos": si crede
che possa essere Fontana Fredda di Cadeo. L'itinerario ultimo menzionato
anche fra "Fidentia" e "Parma" indica una stazione
che gli altri non mettono: "Ad Tarum" (evidentemente in
prossimità del fiume Taro, da occidente), ma con gli altri
si accorda nella distanza complessiva di 15 miglia, cifra poco lontana
da quella che si misura oggi, in chilometri, sulla stesso tratto
della via Emilia.
Il successivo settore della via Emilia da "Parma" a "Regium"
era lungo secondo le predette fonti 18 miglia, cioè km 26,700
circa (oggi: Parma-Reggio km 27), e quasi a metà di esso
era "Tannetum", una delle pochissime località prossime
alla via Emilia che non abbiano conservato o accresciuto l'importanza
che avevano in antico. Dopo "Regium" veniva "Mutina"
a 17 miglia secondo gli Itinerari, escluso quello "Burdigalense"
(l'unico anche a segnare una "mutatio" intermedia, "Ponte
Secies", situata non sappiamo su quale sponda del fiume Secchia)
che dà una distanza complessiva di 13 miglia. Questa cifra
è manifestamente errata, ma anche le 17 miglia dell'Itinerarium
Antonini e della Tabula Peutingeriana, corrispondendo a poco più
di 25 km, restano inferiori alla distanza itineraria attuale tra
Reggio e Modena: evidentemente la "Via Aemilia" aveva
qui un tracciato più rettilineo della strada odierna. E'
stato precisamente indicato come non corrispondente all'antico il
tratto Cittanova-Madonnina-Modena, che in effetti disegna una larga
curva verso nord; il tracciato primitivo avrebbe dopo il km 157
proseguito diritto dalla prima di queste località all'ultima,
venendo a coincidere in parte con una strada detta "la Viazza"
non molto tempo fa collegata ancora all'Emilia.
Il settore da "Mutina" a Bononia" risulta nell'Itinerarium
Burdigalense di 28 miglia, ed ha due stazioni: "Victoriolas"
e "Ad Medias" per le quali è stata proposta l'identificazione
con Pradella presso Castelfranco e Ponte Samoggia. Le altre fonti
fra Modena e Bologna indicano 25 miglia di distanza, con un accordo
che depone a favore dell'esattezza della cifra. Essa corrisponde
tuttavia solo a circa 37 km, mentre attualmente sulla via Emilia
ne intercorrono fra le due città un paio in più. La
differenza è dovuta principalmente alla grande deviazione
dal rettifilo originario che la strada attualmente compie in vicinanza
del Panaro, tra il 144 e S.Anna, deviazione che risale alla costruzione
del ponte moderno (1789-92) e che comporta un notevole allungamento
di percorso.
Terminato l'esame dei singoli settori uno sguardo alla distanza
totale da Piacenza a Bologna conferma la sostanziale coincidenza
dei tracciati: 100 miglia sulla strada romana e circa 150 km sulla
nostra: che riducendo significano una differenza di un paio di km
a vantaggio della strada moderna, risalente in gran parte a varianti,
come si è visto, ben riconoscibili e non sostanziali. Ma
questa coincidenza, per quanto piena di significato, resta ancora
sul piano astratto: le testimonianze più dirette e indubbiamente
più suggestive dell'antica strada sono date dai resti materiali:
miliari, tratti di selciato e ponti.
Nulla è più vivo fra ciò che avanza delle strade
antiche delle pietre miliari che ne segnarono i bordi e attrassero
lo sguardo di tanti viandanti, uomini ancora a noi familiari attraverso
la storia o spariti per sempre nell'oblio da tanti secoli. Per questo
rispetto siamo con "l'Aemilia" in condizione fortunata
perchè ci restano dei miliari col nome stesso di Emilio Lepido,
i quali o sono addirittura coevi alla costruzione della Via, o lungo
di essa costituirono, in antichissimi tempi, una celebrazione del
costruttore: e uno può essere assegnato al tratto Piacenza-Bologna
perchè spiegando come fa il Mansuelli le cifre che reca scritte
viene a resultare al suo posto nel punto dove fu trovato, a Borgo
Panigale. In questa medesima località era situato, sicuramente,
un altro miliario tuttora conservato, quello grandissimo col nome
di Augusto, che attesta un restauro di cui si parlerà più
avanti.
Altri ancora dei miliari romani superstiti, di epoche diverse, sono
attribuibili al nostro tratto dell'Emilia: in particolare uno dovrebbe
essere collocato presso Cadeo, un altro a Parma, un terzo tra Reggio
e Modena.
Il selciato romano della "Via Aemilia" da "Placentia"
a "Bononia" è stato rimesso in luce in più
punti, solitamente a notevole profondità e all'interno degli
abitati. A Piacenza, per esempio, a Reggio, a Bologna le antiche
selci irregolari sono, anche recentemente, ricomparse a segnare
la posizione dei rispettivi decumani, tutti disposti su un unico
allineamento, quello stesso della grande arteria condotta dal medio
Po all'Adriatico.
Dei numerosi ponti che la Via aveva tra Piacenza e Bologna si conoscono
per rinvenimenti moderni o per ruderi ancora visibili quelli sullo
Stirone presso Fidenza, sulla Parma, sulla Secchia e sul Reno.
Le caratteristiche strutturali della via Emilia romana restano poco
conosciute, e le ipotesi debbono essere avanzate con cautela. Non
si può per esempio affermare che essa era larga 10 metri,
sulla base di qualche rinvenimento isolato; è invece da credere
che dovendo stabilire la sede stradale per lunghi tratti su di un
terrapieno ci si sia alquanto limitati nel senso della larghezza.
Anche dalla descrizione, che sarà più avanti considerata,
della battaglia di "Forum Gallorum" resulta che tale era
il carattere della via Emilia nel primo secolo a.C.
Ma anche ristretta, quella striscia che si alzava ininterrotta sul
piano paludoso o boscoso bastava a costituire una base sicura per
le comunicazioni attraverso tutta la regione e per quelle ancor
più impostanti fra il nord e il sud della Penisola.
|