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Tracciato
La testimonianza precisa della strada da "Mediolanum"
a "Placentia" si trova nei medesimi documenti itinerari
che abbiamo considerato per il tratto Piacenza-Bologna della via
Emilia. La lunghezza complessiva era certo di 40 miglia, perchè
da "Mediolanum" a "Laus" si deve accettare la
cifra 16 data da due Itinerari, anzi da tre, se si apporta a quello
Burdigalense un'ovvia correzione, e da "Laus" a "Placentia"
la cifra 24, indicata pure da due fonti e contro la quale non può
essere in alcun modo sostenuta l'altra di 20 miglia data dalla "Tabula
Peutingeriana" inferiore grandemente anche alla distanza in
linea d'aria fra i due estremi.
Per le località intermedie l'Itinerario Burdigalense è
il più completo. Vi figurano "Ad Nonum" 7 miglia
dopo "Mediolanum" (ma la cifra va sostituita con 9, perchè
il nome stesso della stazione la dichiara situata a 9 miglia da
"Mediolanum": ecco la correzione che, come si è
detto sopra, fa concordare anche questa fonte con le altre), "Laus"
a 7 miglia da "Ad Nonum", "Tribus Tabernis"
a 8 miglia da "Laus" e "Ad Rotas" a 5 miglia
da "Tribus Tabernis". Da "Ad Rotas" a "Placentia"
vi sono 11 miglia.
Per la ricostruzione schematica della via manca purtroppo l'elemento
che in questi casi offre il più valido aiuto, cioè
non ci si può basare sui miliari, dato che i pochissimi attribuibili
alla Milano-Piacenza sono di ubicazione incerta. Resta tuttavia
possibile riconoscere sul terreno le orme di una strada il cui tracciato
abbia lo sviluppo richiesto dagli Itinerari e la cui antichità
trovi conferma nei documenti medievali, nella toponomastica e in
rinvenimenti vari. Ciò è merito di vari specialisti
e particolarmente del Fraccaro, che ricercando la romana "Placentia-Mediolanum"
ha dato un esempio di come lo studio delle nostre carte topografiche
possa far identificare gli elementi che risalgono all'antica viabilità.
Punto di partenza a Milano è la porta romana della cinta
imperiale, con l'attuale corso di porta Romana. Viene segnata una
direzione che la via seguiva fino a Rogoredo; qui piegava leggermente
ma ritornava subito diritta fino a Melegnano. Poco prima di Melegnano
era l'antica "mutatio ad Nonum". Dopo la cittadina, al
passaggio del Lambro, il percorso non è più riconoscibile:
se ne ritrovano le tracce 4 km dopo in una serie di strade e di
rogge che va diritta a Lodi Vecchio. Nel passare da Lodi Vecchio
il rettilineo della Milano-Piacenza subiva una spezzatura: "caratteristica
- spiega Fraccaro - delle strade romane quando attraversano una
città lungo un asse che non è nella stessa direzione
della strada".
Sorgeva qui dunque un abitato importante, il maggiore che la via
incontrasse lungo il suo cammino. In epoca romana si chiamò
"Laus Pompeia", molto probabilmente per celebrare la "gloria"
di Pompeo Strabone, il console dell'89 a.C. Autore di una legge
per concedere un diritto di cittadinanza minore ai Transpadani,
legge che fece rifiorire l'intera zona. Ma era un centro che già
esisteva sotto i Galli e che doveva ben aver raggiunto una certa
consistenza quando fu costruita la strada, se questa fu costretta
ad adattarsi alla sua topografia.
Dopo Lodi Vecchio l'antico tracciato è segnato da tronchi
di strada più o meno importanti, limiti e rogge allineati
da San Bassiano a Pieve de' Guazzi: e prolungando la linea si giunge
a S. Maria del Toro, il cui nome antico di S. maria "in strata"
o "in via lata" ha il valore di una conferma. Dopo S.
Maria si trova ancora, quasi in asse col precedente, una serie di
vie campestri o carrozzabile che, con una sola interruzione e passando
per Monastirolo di Borghetto, l'antica stazione "Tres Tabernae",
porta nei pressi di Livraga, quindi a Cascina Nuova. A sud di questo
punto il Fraccaro non nota altre tracce della strada romana, ma
crede possibile affermare su elementi dati dall'Agnelli che essa
passava accanto a Cascina Griona e fra Ospedaletto e Cascina Mandella.
Di fatto Cascna Griona è congiunta a Cascina Nuova da una
roggia che ha proprio la direzione dell'antica strada; lungo di
essa corre anche il limite di proprietà. Alla Griona il Fraccaro
pone la "mutatio Ad Rotas" che era a 11 miglia da Piacenza
e a 5 da "Tres Tabernae". Egli si arresta qui, ritenendo
vano investigare un terreno tanto alterato dai cambiamenti di letto
di due fiumi, lambro e Po, quale è quello tra Ospedaletto
e Piacenza. Il Caretta indica oltre la Griona alcuni tronchi che
possono ancora segnare l'antico tracciato fino a Mirabello.
Caratteristiche positive del tracciato così restituito sono
ch'esso congiunge, oltre a Melegnano e Lodi Vecchio, le località
che più frequentemente resultano adiacenti alla strada romana
nei documenti medievali quali Pieve de' Guazzi, Mongiardino, S.Maria
in Strada, Livraga, Cascina Griona, ecc.., e che i tratti tuttora
in uso corrispondenti alla via romana hanno spessissimo un evidente
carattere di residui, poco legati alla viabilità attuale,
cosicchè non di rado bruscamente muoiono all'incontro di
una roggia o di una strada più recente.
Ma soprattutto tornano le distanze. Infatti completando le lacune
con delle rette il tracciato misura da Milano alla C. Griona "Ad
Rotas" poco più delle 29 miglia richieste. Dalla Griona
a Piacenza restano, secondo gl'Itinerari, 11 m. precise. Si uò
ritenere scarsa quest'ultima cifra perchè 11 miglia corrispondono
alla distanza in linea d'aria fra le due località e sarebbero
riempite solo da una strada assolutamente rettilinea, problematica
essendoci di mezzo l'attraversamento di un grande fiume. Ma con
tutta probabilità nel dato degli Itinerari non è compreso
il tratto fra le due rive del Po, il che permette di supporre che
la strada fosse più lunga, si scostasse dalla linea retta
e magari passasse per Guardamiglio, come sembra ritenere il Fraccaro.
Il Po era superato infatti con un traghetto (data l'importanza della
strada specie dopo l'istituzione del regolare "cursus publicus"
bisogna supporre che tale servizio fosse sempre assicurato), in
circostanze particolari i Romani possono aver costruito anche ponti
di barche, ma non risulta che essi abbiano mai intrapreso la costruzione
di un ponte in pietra.
Non esistono oggi, come si è detto, miliari di cui sia dimostrata
l'appartenenza a questa via; ma si ritiene giustamente che lungo
di essa sorgessero i tre conservati nel museo di Lodi. Sono del
medesimo marmo rosso e, benchè due appaiano frammentari,
si vede che dovettero avere tutti eguali proporzioni; l'unico intero
reca due iscrizioni, la più breve delle quali è leggibile,
almeno in parte, anche sugli altri. La identità del materiale
e delle epigrafi indica che le pietre sono di una stessa strada
e poiché la via complessivamente più vicina alle località
dalle quali provengono - Salerano, Pieve Fissiraga e Massalengo
- resulta l'antica strada Milano-Piacenza, ipotesi più che
fondata è che abbiano appartenuto a quest'ultima. Vedremo
più avanti quali indicazioni, ammesso ciò per certo,
essi possano dare sulle vicende della strada.
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