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Sulla
Strada da "Mediolanum" a "Bononia", per "Placentia",
nell'età delle guerre civili.
La necessità di rappresentarsi in modo completo e chiaro
le strade romane porta, dopo avere accennato alla loro costruzione,
a ricorrere agli Itinerari, come si è fatto qui sopra nel
caso della "Placentia-Mediolanum" e "dell'Aemilia",
e con ciò, quando non vi siano particolari ragioni contrarie,
si viene effettivamente a conoscere un tracciato, che vale per l'età
imperiale, ma che non è molto dissimile da quello iniziale.
Va però ricordato che quando furono redatti gli Itinerari
la vita delle strade che abbiamo sopra considerato durava da più
secoli: da secoli esse servivano ai movimenti militari per i quali
erano nate, all'impianto e alla tutela delle colonie e alla centuriazione
dell'agro, ma anche ai commerci e al traffico locale avente attinenza
con l'agricoltura.
Malgrado che lo sviluppo dell'Emilia e della Lombardia romane sia
strettamente legato all'esistenza della rete stradale di cui la
via costruita da Lepido era il fondamento, malgrado quindi che questa
abbia avuto un'eccezionale importanza storica, non è facile
trovare nelle fonti classiche qualche preciso riferimento ad essa
e il nome stesso di "Via Aemilia". La menziona, per un
fatto antico quanto favoloso, la "Naturalis Historia"
di Plinio. Poco prima della guerra sociale due monti, nel Modenese,
mossero l'uno verso l'altro e fra mezzo ad essi uscì fuoco
e fumo: ciò in presenza di gran quantità di persone,
di cavalieri romani e viandanti, "che guardavano dalla via
Emilia". L'essere stata osservatorio di tale fenomeno, incendio
o terremoto che fosse, non è da registrare nei fasti della
Via, ma forse non va passato sotto silenzio quel richiamarsi all'Aemilia
che Plinio e le antiche scritture a cui Plinio ha attinto fanno,
come per dar valore al racconto appoggiandolo a qualcosa di ben
concreto e di universalmente noto.
Posteriore di un decennio o poco più è un fatto completamente
storico comprendente uno spostamento di eserciti che interessa la
Via Aemilia e quella da "Placentia" a "Mediolanum".
Nel 77 a.C. - la guerra civile era ormai una triste attualità
nel mondo romano - si combatterono in Italia il proconsole M.Emilio
Lepido e Q.Lutazio Catulo. Il senato sostenne Catullo procurandogli
l'aiuto di Pompeo che avanzò vittoriosamente dal Piceno fino
a Modena e a Reggio percorrendo evidentemente la via Emilia. Successivamente
Pompeo venne con molta probabilità a Milano: infatti si riferisce
a questa guerra l'episodio della strage dei senatori milanesi che
conosciamo attraverso Frontino e può essere collocato tra
il fatto di Reggio e l'altro, cui pure intervenne Pompeo, di Alba
in Piemonte. Forse il Magno coi suoi veterani compì l'intero
itinerario Bologna-Piacenza-Milano, ma anche nel caso che abbia
deviato a un certo punto per Cremona, percorse un tratto di quella
strada.
Più strettamente ancora il tratto Bologna-Piacenza è
legato a una fase decisiva delle contese civili: la "guerra
di Modena" (44-43 a.C.). Dopo la morte di Cesare - il grande
patrono dei Cisalpini che certo più volte calcò le
nostre strade e la cui presenza a Milano è almeno in un caso
documentata - si ebbe a Roma una situazione incerta e contraddittoria.
Un conflitto scoppiò fra Decimo Bruto e Antonio e si complicò
poi per l'intervento, in favore di Bruto, dei consoli Pansa e Irzio
e di Ottaviano, che di Cesare era erede legale. Malgrado che Antonio
arrivasse ad assediare D.Bruto in Modena, la guerra languì
fino all'aprile del 43. In quel mese si ebbero i combattimenti decisivi:
una serie di scontri nel giro di pochi giorni.
Il primo si verificò quando ad Ottaviano e Irzio, già
da tempo in Emilia, si congiunse il console Pansa, proveniente da
Roma. Nelle cronache di questo combattimento vi sono riferimenti
a una strada sulla quale parzialmente ebbe luogo: si possono seguire
soprattutto in Appiano, dove essi sono numerosi. "A Pansa che
stava giungendo con l'esercito, Cesare (Ottaviano) e Irzio mandarono
incontro Carsuleio con i pretoriani di Cesare e la legione Marzia
affinchè più sicuro facesse la via dei luoghi stretti".
Antonio conosciuto ciò nascose truppe nei canneti della palude
ai lati della strada "fatta con opera manuale e stretta".
Di prima mattina Pansa, superati i "luoghi angusti" e
unitosi a Carsuleio, arriva a quel tratto di strada. La legione
marzia lo sta percorrendo quando si rivelano i nemici disposti nei
canneti; allora i veterani si calano negli acquitrini che fiancheggiano
la strada; Pansa prende il comando da un lato, Carsuleio dall'altro:
"così dalle due parti vi erano due battaglie, restando
a causa della strada impedito agli uni di vedere gli altri".
La coorte di Cesare poi combatteva "sulla strada stessa",
e rimase quasi annientata. La giornata però fu salvata da
Irzio che, sopravvenendo verso sera, battè Antonio e l'obbligò
a ritirarsi.
Il nome della strada che caratterizza questo quadro di battaglia
Appiano non lo dice. Ma lo si legge in Frontino ("Antonio presso
Forum Gallorum, avendo inteso che si avvicinava il console Pansa,
dispose delle insidie nei luoghi boschivi della Via Emilia, attaccò
la schiera di lui..."), e anche in una lettera inviata a Cicerone
da uno dei protagonisti della giornata: "Fu combattuto a lungo
proprio sull'Emilia, dove era la coorte pretoria di Cesare".
E' dunque la via Emilia quella che nella descrizione di Appiano
vediamo emergere piena di combattenti e di cadaveri, sulle paludi
e sui canneti animati da una lotta feroce. Questa identificazione
è importante, perchè permette di farsi un'idea vera
della Via in un tratto ben determinato. Infatti le notizie di Appiano,
che la lettera di Galba non conferma, ma neppure contraddice, sono
così chiare e legate al racconto da non potersi ritenere
un'aggiunta di Appiano stesso, ma qualcosa che egli trovò
nella sua antica fonte.
Abbiamo così la testimonianza di una lunga opera di costruzione
là dove si parla di strada tutta rialzata; e la descrizione
del terreno circostante come paludoso e boscoso fa risaltare la
difficoltà dell'impresa. Abbiamo pure la prova dell'altezza
non trascurabile del terrapieno; e comprendiamo come a causa del
lavoro richiesto per innalzarlo i costruttori limitassero la misura
della carreggiata, che qui viene appunto dichiarata "stretta".
In quale punto poi l'Emilia avesse queste caratteristiche lo sappiamo
dalla menzione (in tutte le fonti) di "Forum Gallorum"
come luogo dove Antonio occultava le sue truppe e nelle cui vicinanze
si combattè. La località è identificata con
l'odierna Castelfranco Emilia, 11 km a est di Modena in linea d'aria,
e un po' di più sulla via Emilia. Il tratto di cui parla
Appiano è perciò quello in prossimità di Castelfranco
compreso fra i fiumi Panaro e Samoggia, dove è logico pensare
che la Via corresse allora in un zona ricca d'acqua e di vegetazione
palustre.
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