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Pressione
di Milano verso il sud e distruzione di "Laus".
Le diete e il concilio rappresentano delle occasioni straordinarie
di movimento sulle vie che portavano a Piacenza, ma anche in periodo
normale la città restava un nodo stradale di primissimo ordine
a cui l'alacrità del mondo comunale nascente (il comune si
viene costituendo nelle maggiori città lungo la via da Milano
a Bologna nei primi decenni di questo secolo XII) dava una vera
animazione. In relazione a questa importanza di Piacenza si esplica
una pressione verso il sud di Milano. E' una pressione che si eserciterà
specialmente su Lodi, punto chiave nella rete di comunicazione tra
Milano e il Po, sia lungo il Lambro e l'Adda, sia sulla strada ordinaria.
Il contrasto tra Lodi e Milano risale all'epoca in cui Ariberto
d'Intimiano, arcivescovo di Milano, ottenne da Corrado II il diritto
di investitura dei beni temporali al vescovo di Lodi (1025). I Lodigiani
reagirono violentemente al tentativo di esercitare praticamente
questa facoltà, e l'arcivescovo dopo aver devastato il circondario
portò le milizie a Lodi e cominciò ad assediarla.
Presto i difensori inclinarono alla resa e "davanti alla porta
della città" (quasi sicuramente quella sulla "via
romana" per Milano) firmarono gli accordi ed accettarono l'imposizione.
E da quel tempo - dice Arnolfo - fra i Milanesi e i Lodigiani visse
un implacabile odio, donde per il volgere di molti anni si ebbero
spoliazioni, incendi e stragi innumerevoli... le quali cose se si
scrivessero singolarmente farebbero parecchi volumi. In conseguenza
di queste lotte comunali Lodi dovette subire una parziale distruzione
nel 1111 e, dopo un periodo di soggezione, la completa rovina.
Nel 1154 Federico Barbarossa teneva, come s'è detto, una
dieta a Roncaglia; di là egli mandò un ecclesiastico
a Lodi quasi certamente per la "via romana", a richiedere
giuramento di fedeltà. I Lodigiani lo prestarono con il consenso
di Milano; però qualche tempo dopo se ne sentirono chiedere
dai Milanesi un altro che contrastava col primo. Federico Barbarossa
non era in Italia. Poco dopo la dieta aveva raggiunto, devastando
il territorio di Piacenza, la via Emilia, l'aveva seguita fino al
Bolognese (il 5 maggio 1155 era al Taro) ed era andato a Roma per
l'incoronazione imperiale. Poi era tornato in Germania.
I Milanesi si mostravano intransigenti. Erano irritati perchè
quelli di Lodi sfruttando la posizione sulla strada avevano, anche
dopo la prima distruzione, continuato a tenere un mercato, frequentato
da Piacentini, Pavesi, Cremonesi, Cremaschi e Bergamaschi, e per
difenderlo erano perfino ricorsi all'imperatore.
Ogni tentativo fu inutile: da Milano giunsero formazioni armate
ed il 23 aprile 1158 si incominciò a distruggere quanto restava
di Lodi. Gli abitanti si dispersero, ma quando nell'agosto dello
stesso anno l'imperatore tornò in Italia e si fermò
presso "Laus" a Castiraga, gli si presentarono a chiedere
di riedificare la città presso il porto da loro posseduto
sull'Adda. Federico assentì, concesse ai Lodigiani l'investitura
del Monteghezzone, il rialto presso l'Adda su cui sorge l'odierna
città, e partecipò all'atto della fondazione. Poi
andò contro Milano.
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