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La
"battaglia dei Giganti" sulla strada di Melegnano.
Ma la Francia, alleata ora con Venezia, non ha rinunciato al ducato:
il giovane re Francesco I decide, appena eletto, di venire in Italia.
Nell'estate del 1515 avanza su Milano, difesa più che dal
duca, dagli Svizzeri el cardinale Schiner. Le altre forze della
lega anti-francese sono a sud del Po, presso Piacenza.
Il re di Francia, da Pavia, va a mettersi in mezzo, tagliando la
strada "in un luogo chiamato S.Giuliano, a tre miglia da Melegnano
e a sette da Milano". Il Guicciardini puntualizza così
la situazione: i Francesi sulla strada tra Lodi e Milano, "il
vicerè (di Napoli, spagnolo), in sul Po presso a Piacenza,
e in sulla strada propria che va a Lodi, e col ponte preparato a
passar per andare a unirsi co' svizzeri; e in Piacenza, per congiungersi
seco al medesimo effetto, Lorenzo de' Medici con le genti del pontefice
e de' fiorentini... rimaneva in mezzo la città di Lodi abbandonata
da ciascuno". Insomma la partita per la Lombardia si giuocava
su di un asse rappresentato dalla via maestra tra Milano e Piacenza.
E lungo di essa avvengono le mosse finali. I Veneziani dell'Alviano
occupano Lodi, il re avanza fino a S.Donato; gli Svizzeri, pieni
di decisone e smaniosi di dar prova di sé, a mezzogiorno
del 13 settembre escono dalla porta Romana di Milano con il cardinale
Schiner alla testa e marciano ad incontrare il nemico sulla strada
di Melegnano. Disposti ai lati della via i Francesi coprivano la
cittadina. Gli eserciti vennero in contatto nel pomeriggio; quando
l'accanita battaglia si arrestò per le tenebre l'esito era
incerto, però i Francesi avevano non poco vacillato. All'alba
gli Svizzeri attaccarono ancora ma, stanchi, furono sanguinosamente
ributtati. Intanto dalla parte di Lodi compariva sulla strada l'avanguardia
dei Veneziani guidati dall'Alviano, che avevano cavalcato tutta
la notte. Invece Spagnoli e Pontifici non s'erano mossi da Piacenza.
Gli Svizzeri dovettero iniziare il ripiegamento, sempre però
con ordine e con calma. A lenti passi, fieri ed ancora aggressivi,
portando tutte le proprie bandiere e altre tolte ai Francesi rifecero,
col volto al nemico, la "via romana" fino a Milano. Di
lì partirono entro pochi giorni in seguito a un accordo con
il re.
A Melegnano, intorno all'antica strada, avevano combattuto le migliori
truppe d'Europa con condottieri famosi come il Trivulzio, l'Alviano
e Baiardo, in un'atmosfera di prodezza, sotto gli occhi del "re
cortese". Fu "la battaglia dei Giganti": anche i
vinti, soldati di mestiere, la considerarono una meravigliosa prova
d'armi: "Se ci fossimo fermati a S.Giuliano o almeno a Milano
il nemico avrebbe dovuto volgere le spalle".
Mentre re Francesco entrava in Milano, le sue truppe si preparavano
a passare il Po mediante un ponte. Ma intervenne prima un armistizio
con i Pontifici che erano a Piacenza, a cui seguì un'intesa
politica. Per concluderla Francesco I venne da Milano a Bologna,
dove l'aspettava papa Leone X. Nel dicembre percorse quindi la via
di Piacenza e poi tutto il tratto dell'Emilia fino a Bologna. Partì
il 3, il 4 era a Piacenza, il 9 a Modena e a Bologna il 10. Non
aveva scorte armate: l'accompagnavano un piccolo seguito e i legati
del papa. Ritornando poco dopo trovò preparati grandi doni
dei Piacentini. Li prese, ma rifiutò qualsiasi concessione.
L'accordo di Bologna l'aveva fatto signore di Piacenza e di Parma;
da qui in giù, fino a Bologna la via Emilia correva ancora
entro gli stati della Chiesa, chè il papa aveva solo promesso
di rendere Modena e Reggio, tolti da tempo al duca di Ferrara.
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