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Guerra
di successione spagnola: mosse strategiche lungo la via Emilia.
Alla preponderanza spagnola pose fine la prima guerra di successione
combattutasi tra il 1701 e il 1714 anche nelle regioni percorse
dalla Milano-Piacenza e dalla via Emilia e su queste strade stesse.
Quando al trono di Spagna salì Filippo nipote di Luigi CIV,
si formò contro di lui e il suo potentissimo avo un'alleanza
capeggiata dall'Impero austriaco e dall'Inghilterra. Nessuna opposizione
al nuovo re nei domini italiani; comunque essi furono subito rafforzati
da truppe francesi in previsione di attacchi esterni. Ecco infatti
scendere un esercito imperiale; passare a est del Milanese e superare
il Po. Seguì la controffensiva francese: fra i due contendenti
vennero a trovarsi i sovrani di Parma e di Modena; questo ultimo
che propendeva per gli Imperiali, vistasi occupare Reggio dai Francesi,
il 30 luglio 1702 "con tutta la sua corte s'inviò alla
volta di Bologna, lasciando il popolo di Modena in somma costernazione".
Anche il Parmense passò sotto il controllo francese, restando
tuttavia esposto alle puntate dei Tedeschi, che evidentemente scorrazzavano
sulla via Emilia, se il primo di agosto quattrocento di loro fermavano
presso Parma 2l'ordinario di Spagna con valigie e passeggeri".
Passata questa fase, la Via rimane fuori del conflitto; vi si gioca
però un'importante partita alla fine dell'anno seguente.
Il duca di Savoia, abbandonando l'alleanza francese, passa improvvisamente
nel campo imperiale. A Vienna si riconosce l'urgenza di sostenerlo
inviandogli una metà delle truppe che sono attestate al Po,
presso Ostiglia. La difficilissima impresa (bisogna traversare senza
perdite l'Emilia occupata dai Francesi del Vendome) fu affidata
al generale Starhemberg. Egli incominciò a scendere lungo
la Secchia negli ultimi giorni del 1703; il Vendome, sorpreso, non
riuscì a impedirgli di raggiungere, in prossimità
di Rubiera, la via Emilia.
Una volta sulla strada "gerrata" ovvero inghiaiata, gli
Imperiali, costretti a condurre dei traini molto ingombranti, non
la lasciarono che per qualche deviazione attorno ai centri maggiori.
Si accamparono lungo di essa, prima al ponte sul Rodano (28-29),
poi verso Cella, successivamente a nord di Reggio; passarono quindi
l'Enza sul ponte di pietra e la Parma su uno volante da loro stessi
gettato, perchè il duca non li volle in città. A questo
punto seppero che il nemico era a una diecina di chilometri e passava
l'Enza a sua volta. Accelerarono, malgrado la stanchezza. L'ultima
notte del 1703 la passarono in sosta davanti a Borgo S.Donnino;
gli abitanti si trovarono a dover fare un impreveduto regalo di
circostanza: 150.000 razioni di pane e 300 carri da trasporto. Venne
il maltempo, ma la marcia non rallentò; il primo gennaio
gli Imperiali erano a Pontenure, il giorno successivo lasciavano
la Piacenza-Bologna, andando verso Castel S.Giovanni. La spedizione
poteva dirsi riuscita; alla notizia dell'avvenuto congiungimento
coi Piemontesi vi fu molto entusiasmo a Vienna; lo Starhemberg,
promosso subito feldmaresciallo, conservò certo un buon ricordo
della via Emilia.
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