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La
Milano-Bologna nelle guerre di successione polacca e austriaca.
Tre anni dopo lo stesso generalissimo imperiale, Eugenio di Savoia,
dovè ripetere all'ingrosso questo itinerario, per congiungersi
con il cugino Vittorio Amedeo. Egli occupò Reggio, catturando
il presidio francese, ma evitò Parma e Piacenza; sostò
invece a Cadeo e Pontenure. Unite a quelle piemontesi le sue truppe
vinsero la battaglia di Torino e occuparono poi subito, salvo alcune
piazzeforti, la Lombardia. Qui alla Spagna si sostituisce adesso
l'Austria, e vi si manterrà, a parte qualche parentesi, fino
al 1859.
Scoppiata nel 1733 un'altra guerra di successione, quella polacca,
ecco ancora la Lombardia e l'Emilia campo di manovra degli eserciti.
Le maggiori strade, e naturalmente la Milano-Piacenza-Bologna, servono
ai complicati spostamenti. Carlo Emanuele II di Savoia passa trionfalmente
sul tratto Milano-Lodi, mentre su quello Modena-Bologna passa il
vecchio Rinaldo d'Este cercando un'altra volta scampo fuori del
suo stato. Davanti a Parma si combatte, il 29 giugno 1734, una battaglia
grossa tra i Franco-Sardi che coprono la città e gli Austriaci
che l'attaccano, e "si scontravano le due armate sulla strada
maestra, o vogliamo dire via Claudia".
Assistè al fatto, del tutto involontariamente chè
pensava di far sosta a Parma solo per la notte, Carlo Goldoni, e
ce ne lasciò una descrizione non da manuale di strategia,
ma sufficiente a spiegare come si sviluppasse il combattimento.
Due reggimenti francesi, in avanscoperta presso alla città,
si trovarono all'improvviso addosso l'intero esercito nemico. "Marciavamo
per la strada maestra attorniata da ampie fosse: non poterono retrocedere".
Rimasero così decimati; ma le sorti mutarono quando venne
il grosso: allora gli assalitori furono respinti. Fu una giornata
sanguinosa: "videsi in questi tempi Parma tutta piena di Gallo-Sardi
feriti e una processione continua per due giorni sulla via Claudia
di feriti tedeschi non curati da alcuno, de' quali parte ancora
nel viaggio andavano mancando di vita...".
Tre giorni dopo il Goldoni pensava che si potesse proseguire per
Modena, ma fu avvertito che "le strade per quella parte erano
divenute impraticabili a motivo delle continue scorrerie delle truppe
dei due partiti". Prese nella direzione opposta: incappò
in certi disertori e arrivò a Casalpusterlengo spogliato
di tutto. "Ecco i frutti disgraziati della guerra" conclude
lo scrittore: e certo un po' di tutta la zona adiacente alla grande
strada dovette allora esperimentare quanto essi fossero amari, specie
dopo la suddetta battaglia e l'occupazione francese di Reggio, allorchè
il fiume Secchia "era quello che divideva le Armate, le quali
andarono godendo in dolce ozio fino alla metà di settembre
, ma senza lasciarne godere un bricciolo ai poveri abitanti".
Con la pace il ducato di Parma veniva riunito al Milanese. Ma subito
un nuovo turbine: la guerra di successione austriaca. Le nostre
strade ne furono investite in pieno nel 1746. Le batterono i Gallo-Ispani
ritirandosi dalla Lombardia precedentemente occupata e dall'Emilia,
sotto l'offensiva austro-sarda: essi scesero da Milano a Piacenza
e salirono da Reggio al ponte dell'Enza; qui "fu caldo il conflitto"
e gli Spagnoli retrocedettero ancora. Sostarono al Taro e poi ripresero
a ripiegare; gli Austriaci, incalzandoli verso Fiorenzuola a Pontenure,
poterono raggiungere sulla strada il convoglio coi bagagli del duca
di Modena: "argenterie, cavalli, muli, carrozze: tutto andò".
Queste mosse portarono l'esercito imperiale sotto Piacenza, dove
esso ottenne una sicura vittoria e, più tardi, la resa della
città. Finalmente la guerra si allontanò e tacque.
Con la pace di Aquisgrana la Milano-Piacenza-Bologna era di nuovo
strada di quattro stati, perchè Parma tornava autonoma sotto
un ramo dei Borboni. Da tante lotte era finalmente uscita una condizione
di equilibrio che avrebbe fruttato mezzo secolo di pace, della quale
nessuna cosa più delle strade aveva bisogno.
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