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La
battaglia di Melegnano del 1859.
La monografia ufficiale uscita per ricordare quest'ultimo viaggio
di un papa, da sovrano, nelle Legazioni, si chiede, concludendo,
perchè tanti che in quell'occasione accolsero con affetto
Pio IX, lo abbiano abbandonato due anni dopo. In realtà il
movimento unitario non era semplicemente una questione di antipatia
per certi sovrani: molto lo ispirava il bisogno di orizzonti più
ampi, d'una piena libertà di movimento per concreti fini
economici. Le popolazioni, che vivendo lungo grandi strade come
la Milano-Piacenza e la Piacenza-Bologna bene sentivano il valore
dei traffici ed egli scambi commerciali, vissero con letizia il
giorno che segnò la fine di tanti controlli e confini.
Ma perchè quel giorno venisse, con Villafranca e con le annessioni,
ancora per le nostre strade dovette passare la guerra. L'8 giugno
1859 mentre Napoleone III e Vittorio Emanuele entravano in Milano,
si disponeva l'inseguimento degli Austriaci in ritirata a sud della
città. Da S.Giuliano gli Austriaci passarono poco prima dei
Francesi del Mac-Mahon e del Baraguay; a Melegnano essi si fermarono
e si rafforzarono.
I Francesi che giunsero ben tardi, alle 5 pomeridiane, furono posti
nella necessità di sfondare di fronte. "Il nemico ci
accolse - disse il rapporto del Baraguay - con un cannoneggiamento
che poteva divenire pericoloso, perchè i proiettili s'infilavano
diritti per la strada sa cui noi dovevamo marciare in colonna".
I sopravvenuti piazzarono nella sede stradale l'artiglieria e si
buttarono animosamente avanti. S'appiccò una lotta furibonda
nella borgata e intorno alle posizioni chiave che ne coprivano gli
accessi: C.Rampina e il cimitero. I Francesi riuscirono prima di
notte a scacciare dall'abitato il nemico, che si ritirò su
Lodi e prese posizione lungo la Milano-Piacenza tra Tavazzano e
la città.
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