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Il massimo delle solennità
L'ultimo giorno della sua permanenza - nel pomeriggio rientrerà
a casa - Ulrich Fuchs ripensa alle cinque giornate trascorse a Bressanone,
riflette sulle impressioni ed esperienze avute e le fissa per iscritto
nel suo diario. Colloquiando con l'oste che lo ospita arriva alla conclusione
che tornerà ancora nella città vescovile sull'Isarco almeno
due volte l'anno. La sua prossima venuta sarà per la processione
di San Cassiano.
A Bressanone infatti la festa per eccellenza, il massimo delle solennità,
è la "Giornata di San Cassiano" che cade la seconda domenica
dopo Pasqua. Terminato il solenne pontificale in Duomo per le vie cittadine
si snoda la grande processione cui partecipano migliaia di fedeli provenienti
da tutta la diocesi; una testimonianza di profonda fede religiosa, un
segno tangibile di ritrovata unità fra i credenti dei tre diversi
gruppi linguistici conviventi in Alto Adige. La processione esce anche
dal centro storico percorrendo solenne e decorosa le vie che costeggiano
i resti delle antiche mura urbane.
Che San Cassiano, il patrono della diocesi, sia stato un predicatore della
fede cristiana in questa "Terra fra i monti" - così si
chiamava il territorio prima che nel 13° secolo nascesse la contea
del Tirolo - e il primo vescovo di Sabiona è una leggenda nata
in tempi remoti e sfatata da diversi decenni. In realtà era un
semplice maestro di stenografia nella sua città natale di Imola
dove, nel corso delle persecuzioni, venne martirizzato dai propri alunni
a colpi di stiletto per aver segretamente diffuso la nuova religione cui
si era convertito. Più tardi il suo culto giunse a Sabiona attraverso
Aquileia e la profonda venerazione tributatagli dalle popolazioni locali
e da quelle dell'Italia settentrionale lo fece entrare nella leggenda.
Sembra che la prima reliquia del martire sia giunta da Imola a Bressanone
già nel 14° secolo. Certo è che il vescovo Paulinus
Mayr ne ricevette una nel 1685 e per accoglierla degnamente organizzò
una processione solenne con partenza presso la chiesa della Clarisse.
Nel 1704 il principe-vescovo Kaspar Ignaz conte Kunigl ottenne da Imola
una reliquia "insigne" - un braccio del santo - e a ricordo
di questa traslazione come pure in ringraziamento per il felice esito
della guerra del 1703 contro i franco-bavaresi, la curia dispose che ogni
anno si tenesse la processione di San Cassiano. Dal 1734 essa coincide
con la seconda domenica dopo Pasqua. Vescovo o no, l'importante è
che al patrono diocesano - raffigurato in abiti pontificali assiame ai
santi Ingenuino e Alboino sopra il portone principale del Duomo - sia
dedicata una giornata che sinora non ha perso nulla della sua secolare
tradizione; anzi, si è evoluta in un'autentica festa della fede
che non trova riscontro nelle analoghe manifestazioni dell'intero Tirolo.
Nella sua seconda visita alla città il nostro turista si dedicherà
ad un avvenimento mondano; meglio, alla ricerca di qualche soddisfazione
strettamente personale quale potrebbe essere la partecipazione ad un "Torggelen"
autunnale. Il termine deriva dal latino "torculum" che equivale
al nostro "torchio" per pressare l'uva. Si tratta di una scampagnata
a piccoli gruppi che porta ad un incontro conviviale nei masi del vicinato.
In origine la giornata inaugurale di questo "rito", divenuto
ormai tradizione, era il pomeriggio della festa d'Ognissanti. Amici di
città e conoscenti dei dintorni intraprendevano una breve passeggiata
"fuori le mura" per ritrovarsi in un maso del circondario e
degustare il vino nuovo, quello bianco e quello rosso. Il succo dell'uva
appena fermentato piace e seduce; la compagnia si accomoda in una "stube"
dalle pareti rivestite in legno e il contadino con moglie e figli porta
in tavola i prodotti della casa: speck e formaggio, uva, noci e caldarroste,
pere e mele, forse anche una zuppa d'orzo, una salciccia e delle costine
affumicate di maiale; insomma, una golosità rurale, tutto il ben
di Dio che il contadino ricava dal lavoro dei campi e della stalla. Questo
era il "Torggelen" di una volta; purtroppo al giorno d'oggi
è tutt'altra cosa: la stagione precoce del "Torggelen"
ha inizio ancor prima che la brina e il gelo scoloriscano il giardino
e nel bosco i fiori e le foglie variopinte; e non soltanto nei dintorni
di Bressanone, dove è nato. Infatti questa usanza locale nel frattempo
si è trasformata in un'attrazione turistica che coinvolge tutto
l'Alto Adige; non importa se la scampagnata si svolge laddove non cresce
l'uva, se il vino non è proprio quello prodotto in loco, e se le
specialità culinarie non provengono dalla cucina del maso. Ormai
siamo giunti addirittura al "Torggelen" con tanto di menù,
di tavoli riservati, di liste d'attesa per la consueta calca all'ingresso
del ristorante e un servizio di routine, sbrigativo e senza calore; tanto
l'autobus del "tutto compreso" parte fra un'ora.
E' proprio questo degrado che il nostro turista non vuol vedere quando
tornerà nell'autunno prossimo. L'oste gli spiega che qua e là
ce ne sono ancora di piccoli masi, poco appariscenti, dove non ha ancor
preso piede lo sfruttamento turistico o dove il contadino vi si è
dignitosamente opposto. Si tratta di piccoli ambienti familiari sopra
Novacella, o nei pressi di Velturno, o in genere nei dintorni un po' fuori
mano; lì il "Torggelen" è ancora quello di un
tempo, lì la tradizione è ancora tradizione, e la semplice
scampagnata autunnale rimane a lungo un piacevole ricordo.
Nel corso di queste tranquille passeggiate in tersi pomeriggi autunnali
ci sta bene anche una visita ai vigneti carichi di uve, alla cantina del
maso dove dalle botti di quercia si spande "l'aspro odor dei vini",
del mosto in fermentazione. Ecco, proprio in uno splendido pomeriggio
di sole il nostro Ulrich vuole andare alla scoperta dei dintorni di Bressanone.
E' sicuro che in una dimessa "stube" di contadini potrà
incontrare la compagnia buona con cui gustare un "Torggelen"
come si deve. Può darsi che ci sia qualcuno che canta accompagnato
da una cetra, da una fisarmonica o da una chitarra. Non importa se poi,
a tarda ora, le gambe sono un tantino pesanti, il passo si fa incerto
e la lingua si scioglie in amene chiacchiere. Tutto sommato, sono piccole
"manifestazioni di contorno" che testimoniano come la scampagnata
sia ben riuscita. Ma questo non accadrà prima di Ognissanti, perché
appena dopo questa festa si esaurisce per breve tempo il flusso turistico
nei dintorni di Bressanone.
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aspetto sorridente
preistoria
nel cuore della città
da vescovo a papa
il cardinale
tra vicoli e strade
preziosità dei dintorni
il massimo delle solennità
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